La Procura apre un’inchiesta sulla morte di un 61enne di Calimera, avvenuta dopo il ricovero in una clinica privata leccese per accertamenti al cuore. Nella giornata di oggi, il pubblico ministero Alessandro Prontera ha conferito l’incarico per l’autopsia al medico legale, Roberto Vaglio ed al professore di cardiochirurgia, Giovanni Ferlan.
Come atto dovuto in vista dell’esame autoptico, il pm ha iscritto nel registro degli indagati, i nominativi di cinque medici che hanno avuto in cura il paziente. Rispondono delle ipotesi di reato di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Sono difesi dagli avvocati: Giuseppe Corleto, Raffaele Benfatto, Berardo Cerulli, Vincenzo Magi, Luca Bruni, Maria Scardia. I difensori hanno nominato come consulente di parte, il professore Massimo Villani. Invece, la moglie della vittima, difesa dall’avvocato Alessandro Passaro, in qualità di parte offesa si è rivolta al dottore Ivano Marchello ed al professore Cosimo Lorè, coadiuvato dalla biologa forense, Barbara Mezzano.
La denuncia
I familiari della vittima, chiedono alla magistratura che venga fatta chiarezza sulla vicenda e si accertino eventuali responsabilità del personale medico sulla morte dell’uomo.
Secondo quanto ricostruito nella denuncia dalla moglie della vittima, nel mese di febbraio, il marito veniva ricoverato per accertamenti al cuore in una clinica privata di Lecce. Veniva eseguita una tac coronarica, che rendeva poi necessario un intervento a cuore aperto. Inizialmente, l’operazione veniva fissata per il 9 febbraio. Ma rinviata, per permettere la sanificazione della sala operatoria, per un caso di covid, riscontrato in un altro paziente. Anche la seconda data slittava e si arrivava al 15 febbraio. Nel frattempo però, il paziente manifestava dei problemi di gotta al piede, con forti dolori. E gli veniva somministrata la colchicina, che gli causava una forma di dissenteria. Il giorno dell’intervento al cuore (avvenuto intorno alle 8:45), i familiari, come riportato in denuncia, avrebbero aspettato diverse ore per potere avere notizie del loro parente. Quando una figlia suonava al campanello della sala operatoria (verso le 18:30), un’anestesista le riferiva che la situazione era molto grave. E poco dopo, il cardiochirurgo comunicava che l’impianto della valvola aortica biologica non aveva avuto un buon esito e avrebbero provato con quella meccanica.
Ma alle ore 22:50 del 15 febbraio, veniva comunicato il decesso del paziente.