Sarà l’autopsia, a far luce sulla morte di una donna di Scorrano, deceduta giovedì scorso all’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce.
In mattinata, il sostituto procuratore Giovanna Cannarile ha conferito l’incarico al Professore Francesco Introna del Policlinico di Bari. Invece, i familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Mario Blandolino e Valentina Presicce hanno nominato il dr. Gianluca Bello. Infine, il collegio difensivo dei medici, si è rivolto al dr. Alberto Tortorella.
L’esame sarà effettuato nel pomeriggio di oggi.
In vista dell’autopsia, come atto dovuto, sono stati iscritti nel registro degli indagati i nominativi di venti medici di vari reparti, che hanno avuto in cura la paziente. Rispondono dell’ipotesi di reato di responsabilità colposa in ambito sanitario. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Ester Nemola, Francesco Palmieri, Stefano Miglietta, Laura Bruno e Viola Messa.
La denuncia
Nei giorni scorsi una donna scorranese di 49anni è deceduta nel Reparto di Rianimazione del “Fazzi”, dopo essere stata ricoverata in Ematologia per una “sospetta” leucemia. Ma qualcosa durante la sua permanenza nel nosocomio salentino sarebbe andata storta.
I famigliari ora vogliono saperne di più. In particolare, nella denuncia presso la caserma dei carabinieri di Lecce, si chiede che venga fatta chiarezza sulla terapia a cui è stata sottoposta la paziente, durante la permanenza in ospedale.
Secondo quanto denunciato, la signora si sarebbe recata nell’agosto scorso presso il “Vito Fazzi” per una visita di controllo dovuta all’insorgere di calcoli renali e i medici le avrebbero prescritto una cura antibiotica. Dopo 40 giorni circa, la donna si sarebbe rivolta al proprio medico curante, perché si sentiva debole ed in effetti, sarebbe emersa una forma di anemia, dovuta ad un abbassamento del livello dei globuli bianchi.
Successivamente sarebbe tornata in ospedale per accertamenti, e nel mese di ottobre, in due circostanze, sarebbe stata ricoverata in day hospital per i prelievi del sangue.
Dall’esame dei “vetrini”, i medici, secondo quanto sostenuto nell’atto di denuncia, avrebbero ipotizzato una sospetta leucemia. Così che la donna sarebbe stata sottoposta nel mese di novembre, ad un ciclo di chemioterapia. Nel frattempo, sarebbe stato eseguito un prelievo di midollo osseo, poi inviato a Roma per la biopsia. Inoltre, durante la terapia, le venne inserito un catetere venoso al braccio.
Ben presto, però, le condizioni della paziente sarebbero peggiorate, per una sopravvenuta infezione che si sarebbe poi estesa in varie parti del corpo.
Infine, i primi di dicembre, la signora sarebbe stata trasferita dal reparto di Ematologia in quello di Rianimazione. Qui sarebbe arrivata in gravissime condizioni. La paziente è deceduta nove giorni fa.
Tanti i dubbi sollevati dai famigliari attraverso la denuncia. Anzitutto, essi intendono capire se siano state seguite le linee guide durante la chemioterapia. E poi si ipotizza che l’infezione sia stata causata dalla mancata pulizia e rimozione del catetere venoso.