Droga da piazzare sotto la macchina per ‘vendicare’ l’amico tradito, condannato a 4 anni ed 8 mesi


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Avrebbe dovuto "piazzare" un pacchetto di droga sotto una macchina, per incastrare il rivale del suo amico e arriva per lui una condanna per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
 
Il gup Stefano Sernia ha inflitto a Cristian Cicerello una pena di 4 anni ed 8 mesi di reclusione, nel processo celebratosi con rito abbreviato. Il pm d'udienza Stefania Mininni (titolare dell'inchiesta, l'allora sostituto procuratore Giuseppe Capoccia) aveva invece invocato una condanna a 2 anni.
 
Cicerello, secondo la tesi dell'accusa sarebbe stato incaricato dal 35enne di Lecce, Luca d'Attis di consumare una "vendetta", nei confronti del compagno della ex moglie. L'uomo assieme al padre avrebbe dovuto "posizionare" l'involucro contenente 70 grammi di eroina, sotto la scocca dell'auto del rivale di D'Attis.
 
L'obiettivo era di ottenere l'incriminazione dell'uomo per spaccio di droga. Il piano però non andò a buon fine, poiché gli uomini della GdF di Lecce, anche attraverso un fruttuoso sistema di intercettazioni telefoniche e appostamenti, bloccarono padre e figlio, prima che potessero portarlo a compimento.
 
Durante la discussione di oggi in aula, il legale di Cicerello, l'avvocato Roberto Bray ha sostenuto l'innocenza del proprio assistito. Egli era stato incaricato da D'Attis di "recapitare" un avvertimento nei confronti del "rivale" in amore, ma non era al corrente che in quel pacco fosse contenuta droga.
 

La vicenda seppur legata quasi esclusivamente a motivi "passionali" e nella quale la droga appare il mezzo idoneo a dirimere questioni personali, s'inquadra in una indagine più complessa; in essa, il controllo del mercato degli stupefacenti rappresenterebbe il mezzo per legittimare la"stretta" su un determinato territorio. D'Attis, infatti compare tra le persone arrestate il 4 marzo 2014, nell'ambito dell'operazione "Froth" sul traffico di droga proveniente dall'Albania. Egli risulterebbe uno degli uomini di fiducia del capo dell'organizzazione criminale, Davide Vadacca, 32 enne leccese a cui avrebbe prestato un costante aiuto, durante le indagini.