Ragazzo di 16 anni morto in un incidente stradale: automobilista condannata ad 1 anno


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Arriva la condanna, per l’automobilista ritenuta responsabile della morte del 16enne di Copertino, Emanuele Raganato.

Il gup Edoardo D’Ambrosio, al termine del Giudizio abbreviato, ha inflitto 1 anno ad A.F., una 30enne del posto. La donna rispondeva dell’accusa di omicidio stradale, con l’attenuante speciale del comma 7, per i casi di concorso di colpa.

Il giudice ha comunque disposto la sospensione della pena e la non menzione. L’imputata dovrà risarcire i familiari della vittima con una provvisionale complessiva di 2.000 euro (oltre al danno non patrimoniale, in separata sede). Questi ultimi si sono costituiti parte civile con gli avvocati Francesco Calabro e Marco Castelluzzo.

Invece, A.F. è assistita dall’avvocato Daniele Scala che, una volta depositate le motivazioni della sentenza, potrebbe proporre ricorso in Appello.
In precedenza, il pm Paola Guglielmi aveva invocato la stessa pena.

La tragedia

Il 10 novembre del 2016, quando l’ambulanza del 118 ha raggiunto il centro di Copertino era ormai troppo tardi. Il cuore di Emanuele Raganato, 16enne del posto, aveva già smesso di battere. I disperati tentativi di rianimarlo si sono rivelati, purtroppo, vani. La sua giovane vita si è spezzata così, in un tragico incidente stradale, consumatosi quando erano da poco passate le 18.30, in Via Vittorio Emanuele III, all’incrocio con Via Alcide De Gasperi.
Sul posto sono prontamente arrivati i carabinieri della tenenza locale di Copertino, guidati dal comandante Salvatore Giannuzzi, che hanno effettuato tutti i rilievi di rito per tentare di ricostruire quei drammatici momenti.

L’inchiesta

Secondo la ricostruzione dell’accaduto, in virtù della consulenza tecnica eseguita dall’ingegnere Lelly Napoli, il 16enne in sella al suo scooter non sarebbe riuscito ad evitare l’impatto con la Lancia Y, condotta da A.F.. La brusca frenata unita all’asfalto reso viscido dalla pioggia, non gli hanno lasciato scampo. Lo scontro è stato talmente violento che lo studente sarebbe deceduto sul colpo ed il casco sarebbe stato sbalzato a diversi metri di distanza.

Dagli accertamenti, sarebbe emersa la responsabilità della guidatrice che avrebbe invaso la corsia di marcia di Raganato. Invece, il ragazzo a bordo della moto, andava ad un velocità minima di 46 km orari ( il limite era di 30 km orari).