È accusato di essere il mandante dell'estorsione ai danni di una tabaccheria di Lecce ed oggi il neo-collaboratore di giustizia Gioele Greco ha patteggiato la pena a 2 anni. Il 26 enne di Lecce è accusato di tentata estorsione in concorso, aggravata dall'avere agevolato l'associazione mafiosa. Il suo difensore, l'avvocato Sergio Luceri, aveva "concordato" la pena a 2 anni con il pubblico ministero Francesca Miglietta, titolare dell'inchiesta, in virtù dell'attenuante speciale per i collaboratori di giustizia che ne sancisce la loro attendibilità.
Nell'udienza di oggi dinanzi al Gup Simona Panzera si è stabilito anche il percorso processuale di altri sette imputati: Angelo Padovano, 26enne, figlio di Salvatore, detto “Nino Bomba; i leccesi Roberto Nisi, 63enne Giovanni Parlangeli, 33 anni, Gabriele Pellè, 37enne e Manuel Prinari, 29 anni; Roberto Parlangeli, 37enne, di Magliano, Vito Francesco Corallo 46 anni di Castromediano sono stati rinviati a giudizio e dovranno presentarsi il 6 giugno per l'inizio del processo, innanzi alla seconda sezione in composizione collegiale. Tutti rispondono dei reati di estorsione e tentata estorsione.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Sergio Luceri, Gabriele Valentini, Ladislao Massari, Stefano Ninni, Stefano Prontera, Marcello Falcone, Michelangelo Gorgoni, Francesco Cazzato e Cosimo Rampino. Nell'udienza odierna i difensori di Giovanni Parlangeli, 33 anni, Gabriele Pellè, 37enne e Manuel Prinari, 29 anni e Roberto Parlangeli, 37enne, di Magliano hanno chiesto il proscioglimento per il principio del "ne bis in idem" (non due volte nel medesimo fatto) poiché erano stati giudicati e condannati per lo stesso fatto nel processo "Baia Verde". Il proscioglimento è stato chiesto anche per gli altri imputati, ma il giudice ha rigettato l'istanza.
Tra gli imputati anche l'ex proprietario della tabaccheria "incriminata" di Via Lupiae, Vito Francesco Corallo che avrebbe preteso dal nuovo proprietario altre somme di denaro oltre a quelle stabilite per la cessione dell'esercizio commerciale, grazie all'appoggio della criminalità organizzata leccese e gallipolina. Gli altri "protagonisti" della vicenda avrebbero "stabilito" che il neo acquirente della tabaccheria, un uomo originario di Gallipoli, versasse anzitutto la somma di 450.000 per la cessione (nell'atto notarile risultavano 250.000 euro) e nonostante avesse già dato la somma di 346.000 come corrispettivo per la cessione e 413.000 per le spese aziendali. Inoltre sarebbe stato costretto a firmare una scrittura privata con un riconoscimento di debito di 277.000 euro e un'ipoteca su di una abitazione a Sannicola in favore di Corallo per poi "accogliere" come socio dell'attività commerciale, l'ex proprietario. Inoltre, al nuovo acquirente, venne "recapitata" una lettera a firma di Gioele Greco,da Prinari e lanciata da uno scooter. Invece, Pellè e Parlangeli, sempre secondo l'accusa, sarebbero gli autori dell'intimidazione a "colpi di pistola", contro la saracinesca della tabaccheria, del 20 settembre 2011.
Ricordiamo, inoltre, che era stata sentita nel novembre scorso nell'ambito del processo Baia Verde proprio la presunta vittima dell'estorsione. Venne difatti accolta dal gup Stefano Sernia la richiesta di abbreviato condizionato all'ascolto di un teste (il tabaccaio) per Fabio Pellegrino, 29 anni di Galatone, (non è imputato nel processo sull'estorsione alla tabaccheria) avanzata dagli avvocati Roberto De Mitri Aymone e Luigi Corvaglia. Egli affermò di avere avuto rapporti commerciali con Pellegrino, ma di non ricevuto esplicite richieste estorsive.
Nella successiva udienza, invece, il neo-collaboratore di giustizia Gioele Greco, collegato dal carcere di Torino, ha riferito di non conoscere affatto Fabio Pellegrino e di come quest'ultimo fosse estraneo al piano estorsivo a cui partecipò. Greco raccontò come si svolse l'estorsione ai danni del tabaccaio. Anzitutto, vi fu un sopralluogo eseguito da Manuel Prinari; poi si recarono sul luogo Gabriele Pellè e Parlangeli. Una volta eseguita l'azione estorsiva, essi raggiunsero la casa del boss Roberto Nisi per stabilire la suddivisione dei proventi. Successivamente fu consegnata a Greco, la somma di 1.000 euro.