“Faide interne sfociate in brutali omicidi”: le parole del gip sui fatti di sangue a Melissano


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“Le faide interne sfociate in brutali omicidi trovano logica spiegazione proprio in un contesto associativo in continua evoluzione, destinato a ricompattarsi, prima o poi, sotto lo scettro di un nuovo leader, ed in base a dinamiche violente tipiche della criminalità organizzata che si sperava fossero ormai superate, ed invece risultano ancora ben radicate”.

Il giudice per le indagini preliminari Carlo Cazzella, nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere, traccia un quadro a tinte fosche. Il gip ritiene che già dopo l’agguato mortale a Manuel Cesari del marzo scorso, si stesse pensando ad un suo successore che (in base ad alcune intercettazioni in cui veniva fatto il nome di Gianni) sarebbe stato identificato in Gianni Vantaggiato.

Nei mesi successivi si sarebbero poi scatenati, appunto, una serie di violenti contrasti interni, sfociati in una guerra di “regolamenti di conti”. Si arriva così all’agguato del 19 luglio, quando vennero sparati alcuni colpi di pistola contro un’auto. Dentro c’erano Pietro Bevilacqua e Francesco Fasano, sopravvissuti quasi per miracolo. Secondo il gip Carlo Cazzella esiste un “grave quadro indiziario” nei confronti di Daniele Manni per tentato omicidio”. Quest’ultimo, afferma il giudice, “ha portato definitamente a termine il suo intento, uccidendo con un colpo di pistola alla tempia Francesco Fasano“.

Con la complicità di Angelo Rizzo “che era con lui in macchina durante il girovagare alla larga di Melissano, mentre il Manni si affanna a “catechizzare” i familiari nel timore della vendetta dei rivali e per eludere le investigazioni”; mentre il Rizzo dava precise disposizioni ad un altra persona, dicendole di “spegnere il telefono ed andare a coricarsi”.

La custodia cautelare in carcere per i due killer

ll giudice ha “confermato” la misura cautelare del carcere per i due presunti killer. Il quadro accusatorio non è stato scalfito. Il gip, però, non ha convalidato il fermo, ritenendo insussistente il pericolo di fuga (sono stati agevolmente reperiti presso le proprie abitazioni).

Invece, secondo il gip, sussistono “le esigenze cautelari sottese al pericolo d’inquinamento probatorio” ed il “pericolo di reiterazione della condotta”.

L’udienza di convalida

Nella mattinata di sabato, presso il carcere di Borgo San Nicola, si è svolta l’udienza di convalida del fermo. Daniele Manni, 39enne e Angelo Rizzo, 23enne, entrambi di Melissano, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Il giudice, non ha convalidato il decreto di fermo, ma disposto il carcere (per il “pericolo di reiterazione della condotta”), anche per altre otto persone, accusate assieme ai due presunti killer, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Si tratta di Pietro Bevilacqua, 32 anni; Antonio Librando, 42 anni; Biagio Manni, 50enne; Luciano Manni, 66 anni; Maicol Andrea Manni, 27enne; Luca Piscopiello, 37 anni; Luca Rimo, 36 anni (tutti di Melissano) e Gianni Vantaggiato, 48enne, residente a Tonco (in provincia di Asti). Gli otto indagati si sono quasi tutti avvalsi della facoltà di non rispondere.

Ad ogni modo, conclude il gip Cazzella nell’ordinanza, si ritiene necessaria per tutti i dieci indagati, la custodia cautelare in carcere, poiché “potrebbero rendersi protagonisti di nuovi fatti di sangue, essendo ormai esplosa la guerra all’interno del gruppo”.

Gli indagati sottoposti a fermo sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Francesco Fasano, Silvio Caroli, Stefano Pati, Attilio Nassisi, Mario Coppola.