Venticinque persone vengono prosciolte dall’accusa di peculato, dopo l’inchiesta sui presunti illeciti nel pagamento della tassa di soggiorno, nell’ambito del Comune di Lecce. Il gup Sergio Tosi, al termine dell’udienza preliminare, ha prosciolto tutti gli imputati, accogliendo l’istanza del collegio difensivo e disponendo il non luogo a procedere, “perché il fatto non sussiste”.
Come sostenuto dalla difesa, infatti, il reato di peculato è insussistente e vi è stato un primo intervento normativo nel 2020 che ha modificato lo status dell’albergatore, escludendo il ruolo di incaricato di pubblico servizio. E un successivo intervento normativo del 2021 ha chiarito che tale disposizione andava estesa anche a fatti precedenti all’entrata in vigore della norma.
Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Antonella Corvaglia, Gianfranco Palmieri, Stefano De Francesco, Andrea Sambati, Donato Amato, Stefano Maggio, Cristiano Solinas, Ettore Bruno, Viola Messa, Mario e Stefano Bortone, Silvio Giardiniero, Sandra Muscogiuri, Roberto Stanislao, Vito Panico, Maria Lucia Pellegrino, Giorgio Serafino, Salvatore Pinnetta, Francesco Saverio Digilio.
Il sostituto procuratore Roberta Licci aveva chiesto il rinvio a giudizio per alcuni titolari di strutture ricettive, tra cui bed and breakfast, hotel ed un lido.
L’inchiesta
Le indagini hanno preso il via dalla denuncia presentata dal Sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, nell’ottobre del 2018.
Le indagini sono state condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Lecce. I presunti illeciti si sarebbero verificati per sei anni, nel periodo compreso tra il 2013 ed il 2018. Il pm Licci ritiene che i titolari o i legali rappresentanti delle strutture ricettive si sarebbero appropriati di somme di denaro incassate a titolo di imposta di soggiorno. E nello specifico, come si legge nell’avviso di conclusione: “omettendo o ritardandone il versamento di quanto in loro possesso, con conseguente danno per l’amministrazione del Comune di Lecce”.
Le indagini hanno riguardato i titolari o gli ex titolari di ben venti bed and breakfast. In questo caso, le somme trattenute o pagate in ritardo oscillerebbero tra cifre molto basse, in un caso, si parla di appena 12 euro per il 2017, fino ad arrivare ad importi più consistenti, come 1.442 euro versati oltre i termini previsti (sempre nello stesso anno), riguardanti un altro b&b. Più alti, complessivamente, gli importi contestati dalla Procura, ai titolari di quattro alberghi. Difatti, si fa riferimento a cifre comprese tra i 129,50 euro fino a ben 62.228 euro. Non solo, poiché in alcuni casi, i presunti illeciti sarebbero avvenuti per vari anni consecutivi. Anche per loro, si fa riferimento sia ad omessi versamenti che a somme di denaro versate in ritardo.
Come detto, è accusato di peculato anche il titolare di un lido. In questa circostanza la contestazione riguarda la somma di 1.916 euro per il 2017, versata oltre i termini previsti.