Presunti incarichi pilotati, favori e regali. I cinque arrestati non rispondono alle domande del gip


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Preferiscono non rispondere alle domande del giudice, i cinque arrestati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza su di un presunto giro di nomine e incarichi pilotati al Tribunale fallimentare di Lecce.

In mattinata, presso il tribunale di Potenza, dinanzi al gip Salvatore Pignata, sono comparsi il giudice Pietro Errede 55 anni, residente a Lecce (difeso dagli avvocati Michele Laforgia e Donatello Cimadomo); l’avvocato Alberto Russi, 53 anni di Lecce (difeso dagli avvocati Roberto Rella e Fabrizio D’Errico). E poi, i commercialisti Massimo Bellantone, 57enne originario di Guagnano, ma residente a Lecce (assistito dall’avvocato Amilcare Tana); Marcello Paglialunga, 58 anni di Nardò (assistito dagli avvocati Alberto Gatto e Luigi Vetere); Emanuele Liaci, 54 anni di Gallipoli (difeso dall’avvocato Luigi Suez). Quest’ultimo ha però presentato una memoria difensiva, attraverso il suo legale.

I cinque indagati “eccellenti”, raggiunti nelle scorse ore dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Una scelta della difesa, dettata dal fatto che non c’è stato il tempo di esaminare il corposo fascicolo d’indagine.

Le accuse contestate a vario titolo ed in diversa misura agli indagati, sono quelle di tentata concussione, corruzione, turbativa d’asta, estorsione, tentata estorsione.

Le 5 misure cautelari personali (arresti domiciliari) e reali (sequestri preventivi diretti o per equivalente) disposte dal gip Salvatore Pignata, sono state eseguite dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce, nella giornata di lunedì. L’inchiesta ruota attorno ad un presunto giro di nomine e incarichi pilotati al Tribunale fallimentare di Lecce, presso il quale Errede prestava servizio all’epoca dei fatti, quale giudice delle sezioni Fallimentare/Esecuzioni immobiliari, nonché Misure di Prevenzione. Si parla anche di regali e utilità, come una collana tennis ed una vacanza in barca a vela, che il magistrato avrebbe ricevuto in cambio di favori.

Le indagini, coordinate dal procuratore di Potenza Francesco Curcio, sono state avviate nel settembre 2021 sulla base di circostanziate denunce. E vennero eseguite una serie di perquisizioni che portarono al sequestro di una copiosa documentazione.

In base a quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, con cui sono stati disposti i cinque arresti: «Il giudice, anche grazie alla collaborazione del suo compagno convivente, avrebbe formato un circuito di professionisti di riferimento e di sua massima fiducia, a cui elargiva incarichi vari, i quali in cambio corrispondevano varie utilità al magistrato, soddisfacendo le sue richieste in relazione alla sua vita mondana, alle vacanze, agli oggetti preziosi che amava indossare. E di tali indebite corresponsioni avrebbe beneficiato anche il compagno che, dopo aver intessuto la trama corruttiva, condivideva con il giudice, secondo quanto sarebbe emerso dagli atti delle indagini, gli indebiti vantaggi dai professionisti».