Nega di avere abusato del proprio potere l’ex Sindaco di Lecce, Paolo Perrone indagato nell’inchiesta Estia, sulle case popolari. Nella giornata di ieri, è stato ascoltato dagli uomini della Guardia di Finanza, su delega della Procura, per oltre un’ora. Perrone ha respinto fermamente gli addebiti e fornito la propria ricostruzione dei fatti.
La richiesta d’interrogatorio era stata avanzata dai suoi legali a seguito dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato a 48 persone dai pubblici ministeri Massimiliano Carducci e a Roberta Licci. Non compare nell’elenco dei 48 indagati, l’ex Sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone.
Gli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, difensori dell’ex “primo cittadino” assieme al collega Andrea Sambati, hanno presentato, inoltre, una corposa e dettagliata memoria difensiva.
Nei prossimi giorni, la Procura sulla scorta delle dichiarazioni rese da Perrone, stabilirà se chiedere il rinvio a giudizio oppure l’archiviazione del procedimento, come invocato dalla difesa.
Le accuse
L’ex Sindaco Paolo Perrone risponde dell’accusa di abuso d’ufficio in concorso con Attlio Monosi, all’epoca dei fatti Assessore all’edilizia residenziale, Pasquale Gorgoni, coordinatore dell’Ufficio patrimonio e Paolo Rollo (Dirigente dell’ufficio casa).
Sono due gli episodi contestati dalla Procura, tra il 2013 ed il 2015, e riguardano l’assegnazione arbitraria di una casa, confiscata alla mafia, ad abitanti del quartiere Stadio. Infatti, Perrone in qualità di “primo cittadino” avrebbe avallato la pratica procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale e sottraendo l’immobile alla gradutoria ordinaria.