Al via, gli interrogatori di garanzia dei politici e dirigenti finiti agli arresti domiciliari, nell’inchiesta “Estia” sulla gestione “dell’affaire case popolari”.
Dinanzi al gip Giovanni Gallo ed alla presenza dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci , sono comparsi in mattinata, tra gli altri, Attilio Monosi, 48enne leccese, consigliere comunale ed all’epoca dei fatti, Assessore all’edilizia residenziale pubblica e politiche abitative; Antonio Torricelli, 74 anni di Surbo, vicepresidente del Consiglio Comunale; Pasquale Gorgoni, 63enne originario di Cutrofiano, coordinatore dell’Ufficio patrimoni.
Invece, Luca Pasqualini, 47 anni di Lecce, consigliere comunale e addetto all’Ufficio casa del Comune di Lecce, all’epoca dei fatti, assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto, verrà sentito domani. L’interrogatorio previsto per oggi, è stato infatti rinviato al giorno dopo.

Le accuse sono, a vario titolo ed in diversa misura, di associazione a delinquere, corruzione, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, falso ideologico.
Attilio Monosi
Attilio Monosi, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La scelta non è stata dettata dalla volontà di sottrarsi al confronto. L’ex assessore e consigliere comunale di Palazzo Carafa, come sottolineano i suoi legali, avrebbe già risposto alle domande degli inquirenti, nel corso di un interrogatorio svoltosi negli uffici della Gdf, riguardante i medesimi fatti. Nello specifico, l’ex assessore al bilancio del Comune di Lecce ha chiarito all’epoca, come lui, quando entrò in carica nel 2013, avesse cercato di mettere ordine allo “stato di confusione” in cui versava l’assessorato; tentò, allora, di fare chiarezza nelle procedure sui criteri di assegnazione degli alloggi popolari, eliminando ogni forma di discrezionalità.
Dagli atti d’indagine,emergerebbe l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere, di cui Attilio Monosi sarebbe il capo promotore ed ideatore a dare “veste legale” alle assegnazioni degli alloggi parcheggio di proprietà comunale.
In particolare, Monosi, all’epoca dei fatti Assessore all’edilizia residenziale, organizzava le illecite assegnazioni di immobili confiscati alla mafia ed assegnati al Comune di Lecce, in cambio di utilità elettorali.
Pasquale Gorgoni
Pasquale Gorgoni, difeso dal legale Amilcare Tana ha, invece, risposto alle domande del gip, negando gli addebiti e confermando quanto riferito nel 2015, dinanzi ai finanzieri.
Egli ha dunque ribadito, durante l’interrogatorio di garanzia odierno, durato oltre 1 ora che, quando ricopriva il ruolo di addetto all’Ufficio Casa del Comune di Lecce si sarebbe limitato a dare attuazione a quanto veniva richiesto da dirigenti e assessori. Nel pieno rispetto della legge e dell’incarico ricoperto, allora.
Il dirigente comunale, secondo l’accusa, avrebbe rivestito il ruolo di “organizzatore” nell’ambito della presunta associazione a delinquere.
Antonio Torricelli
Anche Antonio Torricelli, difeso dall’avvocato Luigi Covella, ha risposto alle domande del giudice. Nel corso di oltre due d’interrogatorio, ha negato ogni responsabilità, sottolineando di avere agito nel rispetto del proprio ruolo istituzionale. In particolare, ha affermato che le sue condotte sono riconducibili alla soluzione dei problemi di famiglie disagiate, collegati al problema dell’emergenza abitativa.

Le accuse
Tanti gli episodi eclatanti contestati dai pm, come il pagamento dell’alloggio presso un B&B e poi l’assegnazione di un immobile confiscato alla mafia, di cui risponderebbero, tra gli altri, Monosi e Gorgoni.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura, sarebbero poi finiti una serie di atti amministrativi per favorire l’assegnazione di alloggi in cambio del voto.
Emblematico il rapporto di scambio intercorso tra Antonio Torricelli e l’assegnataria di una casa popolare indagata. In questo caso specifico, vi sarebbe stata la creazione di una lista di persone contattate da quest’ultima con l’assicurazione del voto per le regionali del 2015, in favore di un candidato del centrosinistra. Gli elettori contattati dovevano esprimere la propria preferenza in modo tale da permettere poi una “verifica” da parte del Torricelli.
Non solo, poiché ci sarebbe l’altro presunto episodio corruttivo, evidenziato dal gip Gallo, riguardante un’altra occupante abusiva di immobili IACP, anch’ella indagata. In questo caso si tratterebbe dell’assegnazione di un alloggio in cambio del voto ottenuto da Attilio Monosi per le amministrative del maggio 2012. Nella vicenda sarebbe coinvolto Torricelli (che la indicava quale rappresentante di lista corrispondendole un compenso di 70 euro), per le suddette elezioni regionali del 2015.
Afferma il gip che : “Le assegnazioni venivano effettuate per garantire al politico un ritorno di tipo elettorale e la costituzione di un (fedele) bacino elettorale, capeggiato da alcune persone che avevano il ruolo di fungere da “collettore di voti”.
Dunque, come sottolinea il giudice Gallo, “vi sarebbe un sostanziale accordo di non belligeranza tra il Monosi e il Pasqualini (della compagine al governo della città) da una parte e il Torricelli dall’altra, diretto a fare in modo che ognuno potesse agire illecitamente, con il sostanziale appoggio degli esponenti della compagine politica avversa”.
Sempre nella giornata odierna, è stata ascoltata Monica Gaetani, 49enne leccese, attinta da un obbligo di dimora, nell’ordinanza a firma del gip. Ella risponde di associazione a delinquere e secondo l’accusa avrebbe avuto il ruolo di “collettore di voti” per conto di Antonio Torricelli e di “rappresentante” di un gruppo di abusivi. L’indagata, assistita dall’avvocato Giuseppe De Luca, si è avvalsa della facoltà di non rispondere.