Chiesto il rinvio a giudizio per Marco Costa, titolare del “Coco Night” di Galatina. Il pubblico ministero Stefania Mininni, dopo la chiusura delle indagini avvenuta una ventina di giorni fa, ha dunque chiesto che venga esercitata l'azione penale nei suoi confronti, per "induzione e sfruttamento della prostituzione".
Nei prossimi giorni sarà fissata la data dell'udienza preliminare ed il gip deciderà se il 39enne di Galatina debba finire sotto processo o essere prosciolto dall'accusa. Le indagini presero il via dalla denuncia di una ragazza, presso la Caserma Dei Carabinieri di Veglie guidata dal maresciallo Matteo De Luca.
Costa, a seguito di ulteriori indagini, fu arrestato dai militari della Compagnia di Campi Salentina. L'uomo, difeso dall'avvocato Antonio Savoia, fu raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, firmata dal Gip Stefano Sernia.
La ragazza, poco più che ventenne, aveva il sogno di lavorare nel mondo della moda e della televisione, ma presto le cose presero una piega diversa e le aspirazioni si trasformarono in un incubo. La sua narrazione parte dall'anno 2011. La giovane raccontò di come fosse approdata alla prostituzione sin da giovanissima, anche spinta da esperienze sbagliate. Dopo un paio d'anni trascorsi in tale contesto, la ragazza conobbe nel 2014 un uomo che – stando a quanto ricostruito dalle forze dell'ordine – avrebbe fatto prostituire all’interno del suo locale da ballo alcune ragazze.
Le prestazioni, inoltre, sarebbero avvenute non solo all’interno del privè del night, ma anche in una struttura ricettiva cittadina, con "tariffe" variabili. Tra i clienti si annoverano pure numerosi professionisti, come medici ed avvocati, poi ascoltati nel corso delle attività di indagine.
Una serie di false illusioni, insomma, culminate nel giugno 2015, quando la ragazzina si frequenta per qualche mese in Toscana con un giovane imprenditore che le promette una vita nel mondo dello spettacolo. Purtroppo, anche lui la fa prostituire e – sempre secondo gli operatori – in più minacciando di dire tutto ai suoi genitori.
Per gli altri indagati, gli atti sono stati inviati per competenza territoriale in Toscana.