Intascò le somme destinate alla Asl? Condannata a 3 anni una dipendente del Cup di Casarano


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Arriva la sentenza di condanna per una dipendente dell'Asl, nel processo in abbreviato. Il gup Alcide Maritati ha inflitto una pena di 3 anni nei confronti di Luana De Lorenzis, 49enne di Racale, per falso ideologico e peculato. Assolta Roberta Zompì, 35 anni di Casarano, accusata di  falso ideologico.
  
Prima della discussione, sono stati ascoltati due testimoni (come disposto dal gup Maritati, attraverso un'ordinanza nell'udienza precedente). Si tratta della responsabile amministrativa della Asl e di un finanziere che ha svolto le indagini. Successivamente, il pubblico ministero Francesca Miglietta (sostituita in udienza dalla Dr.ssa  Maria Vallefuoco) ha invocato una pena di 3 anni e 6 mesi nei confronti della De Lorenzis, per falso ideologico e peculato (riqualificando l'originaria accusa di truffa). Il giudice ha anche disposto la confisca della somma di 23mila e 500 euro, corrispondente a quanto "intascato" dalla De Lorenzis.
  
Invece, per Roberta Zompì, il pm ha chiesto l'assoluzione per le stesse ipotesi di reato (nella precedente udienza aveva invocato la condanna a 6 mesi). La Zompì è stata assolta "perché il fatto non sussiste" riguardo al falso ideologico; "per non aver commesso il fatto", invece, in merito al peculato.
  
Secondo l'accusa, le due imputate, entrambe addette allo sportello Cup (Centro Unificato di Prenotazione) dell’ospedale di Casarano, nel momento in cui alcuni utenti prenotavano prestazioni mediche, mettevano in atto il loro piano "criminoso". Esse inserivano nel registro informatico codici identificativi di esenzione fittizi, inducendo in errore l'Asl. Quindi, si appropriavano delle somme corrisposte dai clienti, a titolo di pagamento del ticket. Nello specifico, la De Lorenzis avrebbe "intascato" una somma di oltre 23mila e 500 euro, mentre la  Zompì di 2.800  euro. Il raggiro venne fuori a seguito di un accertamento dei finanzieri, risalente al novembre del 2012.
  
In base a quanto sostenuto dal difensore della De Lorenzis, l'avvocato Biagio Palamà, non potevano essere utilizzate le risultanze investigative, perché in parte acquisite da un operatore "interessato" alla vicenda. Inoltre, la persona in questione, non era stata nominata dal pm, né come ausiliario della Procura Generale, né tantomeno nelle vesti di consulente. Invece, il difensore della Zompì, l'avvocato Giuseppe Bonsegna, ha sostenuto come la sua assistita fosse tenuta a svolgere solo operazioni di controllo, ma non di cassa. Tesi evidentemente accolta sia dal pubblico ministero che dal giudice.L'Asl, invece, si è costituita parte civile con l'avvocato Alfredo Cacciapaglia. L'Azienda Sanitaria Locale ha nel frattempo avviato un indagine interna.
  
Ricordiamo che c'è anche una terza imputata, (anche lei impiegata allo sportello) Monica Cianci, 47enne di Maglie. Quest'ultima invece è difesa dagli avvocati Luigi e Alberto Corvaglia ed ha scelto di essere giudicata con il rito ordinario (processo ancora in corso).