Banda dell’Aci, confessano tutti tranne la “basista” che finse di essere un ostaggio: “non sapevo del piano”


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Hanno risposto alle domande del Gip Edoardo D’Ambrosio i componenti della banda dell’Aci, come era stato soprannominato il gruppo che aveva preso di mira gli uffici leccesi dell’Automobile Club Italiano, creando non poca preoccupazione tra i cittadini per le modalità violente con cui i malviventi avevano messo a segno il colpo. Un piano studiato nei minimi particolari prima di entrare in scena.

Hanno “confessato” tutti gli uomini, mentre Lucia D’Anna, 47enne originaria di Palermo e residente a Lecce ha negato di aver preso parte al piano che pare sia stato architettato dal marito, Pierluigi Manisco finito a Borgo San Nicola insieme a Roberto Corpus e Giuseppe Grasso con le accuse di rapina aggravata e porto abusivo di arma in concorso tra loro.

L’uomo – come è emerso durante l’interrogatorio di Garanzia – avrebbe sottratto le chiavi della sede leccese dalla borsa della moglie, addetta alle pulizie e ignara del colpo. La donna era stata minacciata con una pistola, imbavagliata e legata con del nastro adesivo ad una sedia insieme ad un collega.

Le indagini, però, avevano raccontato un’altra verità: ricoprendo il ruolo di talpa aveva fornito particolari importanti che avevano consentito al marito e ai suoi complici di evitare gli “errori” del primo assalto terminato a mani vuote perché il denaro era già stato versato e portare a casa il bottino, come poi hanno fatto quando è stata ‘visitata’ la sede di Via Candido, quando fu esploso anche un colpo di arma da fuoco a scopo intimidatorio.

L’avvocato Pantaleo Cannoletta, che difende la coppia, ha depositato istanza di scarcerazione per D’Anna, attualmente agli arresti domiciliari. Roberto Corpus è assistito dall’avvocato Rita Ciccarese, mentre Roberto Grasso dal legale Riccardo Cuppone .