Avrebbe contribuito a rimpinguare le casse del clan, in cambio del sostegno alle elezioni amministrative ed ora l'ex vicesindaco di Parabita, Giuseppe Provenzano è finito sotto processo.
L' 'imputato "eccellente" sul presunto intreccio Mafia-Politica nel Comune salentino è stato rinviato a giudizio dal gup Michele Toriello. Dovrà presentarsi il 19 settembre innanzi ai giudici della prima sezione collegiale per l'inizio del processo. Il 54enne di Parabita è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In quella data, dovrà presentarsi in Tribunale, un altro imputato Federico Fracasso, 30 anni di Parabita, anch'egli rinviato a giudizio e assistito dall'avvocato Pietro Ripa.
L'ex vicesindaco di Parabita, si sarebbe interessato a far assumere alcuni sodali del clan, o loro congiunti, come operatori ecologici nell’impresa di racconta di rifiuti che opera in quel Comune. Si sarebbe impegnato anche in versamenti periodici al gruppo malavitoso, in cambio del sostegno alle elezioni amministrative del maggio 2015. Con quei soldi, ad esempio, venivano pagati i viaggi ai familiari per andare a trovare i propri cari detenuti in carcere.
In un'intercettazione tra Giannelli ed Orazio Mercuri, emergerebbe come quest'ultimo avesse insistito con Provenzano per avere, fin da subito, una certa somma di denaro per pagare la cresima della bambina. L'ex vice Sindaco di Parabita si sarebbe però "indispettito", soprattutto, per la minaccia rivoltagli da Fernando Mercuri di votare un altro candidato alle amministrative.
OMISSIS
Mercuri: le 200 che mi ha dato… è successa la cresima della bambina, ci stavano pagando in ritardo… ho preso Provenzano e gli ho detto "a me servono 200 euro che devo ritirare le bomboniere" OMISSIS …e mi ha dato 200 euro…
Giannelli: questo non esiste, non esiste proprio (intende dire che non è questo il problema, ndr) …la cosa brutta che sembra gli abbia dato proprio fastidio è che Fernando abbia detto: "abbiamo già un altro che dobbiamo votare"
OMISSIS
Giannelli: quella è stata la cosa che fatto..scattare…quello è stato che ha fatto scatenare l'ira… vedi che non l'ho mai visto così Giuseppe, per girarsi male anche con me vuol dire che stava nero proprio…
OMISSIS
Giannelli: lui mi ha detto: "Marco non è il problema, lascia perdere, non me ne fotte… se li ho li do – ha detto – ( bestemmia) "dopo tutto quello ho fatto vengono a dirmi che hanno un altro che devono votare"… Là è impazzito compare, in quel momento non ha visto nulla..se è vero, ORAZIO, ha ragione, lo sai che io vado per le cose giuste… OMISSIS.. ha detto: (bestemmia) "basta, non ci sono più madonne, non ci sono più santi in paradiso. Appena ha detto così gli ho detto: "va bene, statti bene Giuseppe… mi ha chiuso (lo sportello, ndr) e me ne sono andato e li ho lasciati lì, ecco cosa è successo, hai capito? Ti sto dicendo del fatto dei soldi non ne stavamo proprio parlando, non se ne fotte un cazzo, quello l'ha presa a male per quella cosa, hai capito? Sicuramente Fernando qualche parola in più l'avrà detta.
Giuseppe Provenzano è ancora agli arresti domiciliaridal 23 dicembre scorso. Infatti, dopo che il politico di Parabita aveva trascorso 13 giorni in carcere, il collegio del Tribunale del Riesame, presieduto da Silvio Piccinno, aveva disposto la misura dei domiciliari per il politico.
La Cassazione, invece, nei mesi scorsi ha rigettato la richiesta di scarcerazione, avanzata dal suo difensore, l'avvocato Luigi Corvaglia. Invece, il Procuratore Generale Nello Rossi aveva invocato l'annullamento dell'ordinanza senza rinvio. II legale di Provenzano ha sottolineato la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, da quando il suo assistito ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vice sindaco.
Sempre nella mattinata odierna, il gup Toriello ha formalizzato le richieste di abbreviato per: Marco Antonio Giannelli, 32 enne, figlio del boss ergastolano Luigi Giannelli e considerato a capo dell'organizzazione mafiosa; Pasquale Aluisi (titolare di una ditta di pompe funebri), 53 anni di Parabita; Cristiano Cera, 24, di Ugento; Fernando Cataldi, 25, di Collepasso; Matteo Toma, 37; Giovanni Picciolo, 34, e Antonio Fattizzo, 38, di Parabita Cosimo Paglialonga, 61, di Collepasso;Vincenzo Costa, 52, di Matino; Leonardo Donadei, 50, di Parabita; Claudio Donadei, 43, di Parabita; Antonio Luigi Fattizzo, 20, di Parabita;Mauro Ungaro, 33, di Taurisano; Adriano Giannelli, 40, di Parabita; Besar Kurtalija, 29; Orazio Mercuri, 46; Donato Mercuri, 52; Fernando Mercuri, 53; Alessandro Prete, 35; Marco Seclì, 31(tutti di Parabita); Lorenzo Mazzotta, 45, di Collepasso.
Il processo si svolgerà in data 6 e 8 settembre 2016. Invece, Saimir Sejdini attraverso il proprio difensore, l'avvocato Stefano Stefanelli ha chiesto di patteggiare una pena di 2 mesi e 20 giorni per un solo episodio di spaccio di sostanze stupefacenti. L'istanza è stata accolta dal giudice. I 24 imputati rispondono a vario titolo ed in diversa misura, di: associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, detenzione illegale di armi, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Laterza, Elvia Belmonte, Mariangela Calò, Luigi e Alberto Corvaglia, Gabriella Mastrolia, Gabriele Valentini, Francesco Fasano, Vincenzo e Antonio Venneri, Biagio Palamà, Luigi e Michelangelo Gorgoni, Walter Zappatore, David Alemanno, Luigi Suez, Vincenzo Blandolino, Pietro Ripa, Elisa Secli, Maria Greco, Francesco Piro, Stefano Palma ed Emanuele Romano.
L'inchiesta "Coltura" ha permesso di disvelare un pericoloso intreccio di potere tra mafia e politica nel comune di Parabita. Le indagini del Ros, avviate nel 2013e grazie anche alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimo Donadei, hanno ricostruito il processo di riorganizzazione interna del sodalizio mafioso Giannelli; dunque la reggenza assunta da Marco Antonio, come detto, del boss storico Luigi Giannelli, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio di Paola Rizzello e di sua figlia, brutalmente uccise la sera del 20 marzo 1991. Inoltre, come svelato nell’inchiesta, in cantiere ci sarebbe stato un attentato, o almeno un atto intimidatorio, contro il parroco del comune del Sud Salento, don Angelo Corvo, finito nel mirino, solo per aver pubblicamente chiesto giustizia per l'omicidio della piccola Angelica e della madre, massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Stessa “sorte” sarebbe toccata ad un maresciallo dei Carabinieri, reo di aver importunato con un "controllo" una ragazza del posto, probabilmente un'amica di Giannelli.