L’amore è finito, la studentessa universitaria non è più innamorata del sacerdote del suo paese e quindi non c’è «pericolosità sociale». Il Giudice per le udienze preliminari ha deciso di non applicare nessuna "misura di sicurezza" nei confronti della 36enne, come chiesto dal Pubblico Ministero Maria Vallefuoco. Accolta, dunque, la tesi difensiva dell’avvocato Walter Gravante, che assiste la ragazza indagata per stalking nei confronti, come detto, di un parroco del Basso Salento per il quale aveva letteralmente perso la testa.
La storia, corsa di bocca in bocca, aveva fatto il giro dell’intera penisola salentina. Tutti parlavano del sentimento che la donna aveva iniziato a nutrire nei confronti del prelato e della forza che il parroco aveva dimostrato nel resistere e nel respingere le avances della 36enne, residente in un comune del Sud.
I fatti risalgono a circa un anno e mezzo fa, quando durante le normali attività parrocchiali tra l’universitaria e il sacerdote – di qualche anno più grande di lei – nacque una simpatia “pulita”. Con il passare del tempo, però, nel cuore della donna qualcosa è cambiato: l’amicizia si era trasformata in un sentimento di amore che diventò morboso a tal punto che il ministro di Dio, non ricambiandolo, si era visto costretto a denunciarla per stalking e ingiurie. Ai carabinieri il sacerdote aveva raccontato delle telefonate e dei messaggi incessanti della 36enne, anche su Facebook. E di una serie di ingiurie riferite sia in chiesa che in occasione di gite parrocchiali.
La perizia psichiatrica a cui è stata sottoposta la parrocchiana aveva evidenziato un disturbo compulsivo di natura erotica. E per questo motivo era stata chiesta l’applicazione di una misura di sicurezza nei suoi confronti. Secondo il Gup il sentimento della studentessa si sarebbe oramai affievolito.