Una triste vicenda giudiziaria legata una presunta colpa medica, si è conclusa quest'oggi con la condanna di uno dei due imputati.
Nelle prime ore del pomeriggio, il giudice monocratico del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo ha emesso una sentenza di colpevolezza nei confronti dell’oncologo Dario Muci, condannato a 2 anni (pena sospesa) e di assoluzione per il radiologo Manrico Delli Noci (entrambi dell'Ospedale Sambiasi di Nardò), per la morte della 58enne di Guagnano, Bruna Perrone. Inoltre, il giudice ha disposto per Muci, il pagamento di una provvisionale di 200 mila euro per le parti civili ed un risarcimento danni, da stabilire in sede civile.
Nell'ambito della discussione in aula, il Pm di turno (il titolare dell'inchiesta è il sostituto procuratore Stefania Mininni) aveva chiesto 3 anni, l'interdizione dai pubblici uffici e la sospensione dell'attività medica per 6 mesi, nei confronti di Dario Muci e l'assoluzione per Manrico Delli Noci.
Gli avvocati Rocco Vincenti e Stefano Prontera, (che in un'udienza precedente avevano chiesto e ottenuto la citazione per responsabilità civile dell'Asl di Lecce, assistita dall’avvocato Paolo Pellegrino) difensori dei famigliari di Bruna Perrone avevano chiesto la condanna di entrambi gli imputati; invece, gli avvocati Giuseppe Bonsegna, difensore di Muci e Pasquale e Giuseppe Corleto legali di Manrico Delli Noci, si erano pronunciati per l'innocenza dei propri assistiti.
Bruna Perrone fu sottoposta a chemioterapia fino all’aprile del 2007, poiché le fu diagnosticato un cancro nel 2004, dall'oncologo Dario Muci. Solo allora un altro medico, eseguendo una nuova Tac, si accorse che la donna non era affetta da carcinoma, bensì da un angioma. La conferma definitiva, grazie ad altri due esami radiologici, arrivò nel settembre 2007.
Poco dopo, però, alla paziente fu diagnosticata una “citopenia del sangue periferico” causata, secondo quanto sostenuto dai legali di parte civile, dal trattamento chemioterapico. La donna fu sottoposta a un trapianto del midollo, che non riuscì a scongiurare il decesso. Bruna Perrone si spense nel giugno del 2008, dopo una lunga agonia.
Nello stesso caso giudiziario, due medici radiologi sono già stati assolti nel maggio del 2012, nel processo con rito abbreviato, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di omicidio colposo “per aver provocato, con colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, la morte di Bruna Perrone”.
La battaglia giudiziaria si è combattuta a colpi di "consulenze". Nelle scorse udienze erano state consegnate, per le parti offese, quella del medico Piero Grima, specializzato in medicina interna, microbiologia clinica e malattie infettive; per Delli Noci, invece, avevano deposto il medico legale Lorenzo Polo ed il radiologo Giuseppe Di Giulio, entrambi dell’ospedale “San Matteo” di Pavia, i quali avevano sostenuto l’estraneità del professionista da responsabilità, in quanto chiamato a svolgere due esami, ma con diagnosi formulata da altri.
Invece, per la difesa dell’oncologo Muci, era stato chiamato il medico legale Roberto Vaglio. Il legale di Muci, l'avvocato Giuseppe Bonsegna ha ribadito anche oggi in aula, che seppure ci sia stato un errore diagnostico, questo non ha potuto influire sulla morte della donna, avvenuta comunque molto tempo dopo. Lo stesso Bonsegna ha dichiarato che "le sentenze si rispettano e che adesso si aspetteranno i novanta giorni per il deposito da parte del magistrato, dopodiché si valuterà cosa fare, anche se con molta probabilità si ricorrerà in Appello".