Avrebbero maltrattato più volte la figlia minorenne e per una coppia, lui medico e lei avvocato, è arrivata la condanna. Il giudice monocratico Silvia Minerva ha inflitto la pena di 5 anni per ognuno. Non solo, anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la sospensione della potestà genitoriale per 10 anni. Inoltre, il giudice ha disposto una provvisionale di 50mila euro in favore della parte civile, oltre al risarcimento del danno da quantificarsi in separata sede.
Sul banco degli imputati sono finiti: il medico di base A.D.B, 60 anni ed M. A. T., 56enne avvocato civilista, residenti a Lecce. Rispondono dei reati continuati di maltrattamenti aggravati in famiglia e di lesioni personali. Il vice procuratore onorario Maria Ligorio ( sostituita oggi in aula dal dr. Antonio Zito) ha invocato nella scorsa udienza, la pena di 3 anni per ciascuno dei genitori. Inoltre, ha chiesto ed ottenuto dal giudice, la trasmissione degli atti in Procura per il reato di sequestro di persona, nei confronti di entrambi gli imputati.
In mattinata, hanno discusso i legali degli imputati e della parte civile. L’avvocato Romeo Russo, che assiste la coppia, ha chiesto l’assoluzione sottolineando l’inattendibilità delle dichiarazioni della presunta vittima. Egli, una volta depositate le motivazioni della sentenza ( entro 90 giorni), presenterà Appello. Sempre questa mattina, ha discusso l’avvocato Erlene Galasso che, invece, rappresenta la ragazza, costituitasi parte civile.
Le accuse
I fatti si sarebbero verificati a Lecce tra il 2013 e maggio del 2014. Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Roberta Licci, la coppia avrebbe picchiato, strattonato, preso per la gola e colpito anche con mezzi contundenti (come manici di scopa, martelli o schiaccianoci) la figlia adottiva, minorenne all’epoca dei fatti. La ragazza avrebbe così subito lesioni fisiche come lividi, ematomi e la rottura di un incisivo, mai refertate ma notate da compagni di scuola ed insegnanti. Inoltre, la figlia sarebbe stata sottoposta ad umilianti punizioni in caso di brutti voti rimediati a scuola o se non eseguiva le pulizie a casa.
In alcune occasioni, sarebbe stata costretta a dormire in giardino o chiusa nella tavernetta. Non solo, le avrebbero ordinato anche di fare flessioni o bere bicchieri di olio. Inoltre, la ragazza sarebbe stata messa continuamente in competizione, in termini dispregiativi, con l’altra figlia più piccola (anche lei adottata). Quest’ultima, in un’occasione, sarebbe stata anche costretta a colpire la sorella con un pappagallo di legno che le avrebbe provocato una fuoriuscita di sangue.
La presunta vittima, all’epoca dei fatti minorenne, è stata anche ascoltata nell’ambito dell’incidente probatorio. Inoltre, all’avvio delle indagini, la ragazza è stata trasferita presso una comunità’ per salvaguardarne la serenità.