Arriva la condanna per il commecialista accusato di aver architettato un maxi raggiro all’Inps, finalizzato all’ottenimento di indebite indennità di disoccupazione.
Nicola Ozza, 47 anni di Ugento, ha patteggiato a 3 anni e 6 mesi, dinanzi al gup Edoardo D’Ambrosio. Il suo legale, l’avvocato Biagio Palamà, ha in precedenza “concordato” la pena con il pm Valeria Farina Valaori.
Altri imputati (i dipendenti di alcune aziende di Ugento) sono stati condannati a pene variabili tra 8 mesi ed 1 anno e 4 mesi.
I rimanenti, infine, sono stati rinviati a giudizio e dovranno affrontare il processo dinanzi al giudice monocratico. Nei mesi scorsi, infine, altri tre lavoratori hanno patteggiato la pena, sempre dinanzi al gup Edoardo D’Ambrosio.
I 71 imputati rispondevano del reato di truffa in concorso. Sono assititi, tra gli altri, dagli avvocati Francesco Fasano, Roberto Bray, Marco Costantino, Mario Coppola, Giovanni Bellisario, Mascia Cavalera, Silvio Caroli e Giancarlo Sparascio.
L’inchiesta
I fatti si sarebbero verificato tra gennaio del 2010 e settembre del 2016. L’intensa attività investigativa è stata condotta dai militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Casarano. Sette, in totale, il numero di imprese finite sotto la lente di ingrandimento (tra cui un autolavaggio, un’impresa edile e una lavanderia industriale). Il commecialista, nel dettaglio, avrebbe corrisposto i compensi ai propri dipendenti mediante le indennità di sostegno provenienti da fittizie assunzioni presso alcune aziende di cui deteneva la contabilibiltà, del tutto ignare di quanto stesse succedendo.
Alcuni di essi, erano dei collaboratori di studio, ma anche disoccupati e persone vicine alla pensione. Inoltre, sarebbe emerso un elevato numero di donne, falsamente impiegate. Decisive sono state le testimonianze degli stessi lavoratori che, una volta compresa la gravità della situazione hanno svuotato il sacco, indicando nel professionista l’unico e solo ideatore della truffa.
Al termine dell’operazione, sono stata accertate 70 fittizie assunzioni per una truffa del valore di oltre mezzo milione di euro.