La Corte presieduta da Vincenzo Scardia ha inflitto 1 anno e 2 mesi per "falso materiale ed ideologico" (pena sospesa) nei confronti di Luigi Panarese, il legale rappresentante della Oil Salento (l’azienda che presentò il progetto per la realizzazione dell’opificio) e Antonio Anglano, Responsabile Settore Urbanistica del Comune di Veglie. Invece, è stato dichiarato estinto il reato di lottizzazione abusiva per intervenuta prescrizione. Nonostante ciò, è stata disposta la confisca dell'area dello stabilimento.
Essa adesso ritornerà nella disponibilità del Comune di Veglie. Ad ogni modo, si attende il deposito delle motivazioni previsto tra 60 giorni. Accolta pienamente la tesi della Pubblica Accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Ennio Cillo che ha invocato la stessa pena riguardo il "falso" e la prescrizione del reato di lottizzazione abusiva. Il dr. Cillo, soprattutto, richiamando un orientamento maggioritario della Cassazione, riteneva che, essendosi verificata la lottizzazione abusiva in base agli esiti dell'istruttoria dibattimentale ( nonostante la prescrizione per un reato commesso nel novembre del 2010 ), allora la confisca poteva essere effettuata.
Il giudice monocratico Sergio Tosi della prima sezione penale, invece, nel maggio scorso, ha emesso una sentenza di "non colpevolezza" per Panarese e Anglano. Entrambi sono stati assolti dai reati di lottizzazione abusiva (perché il fatto non sussiste) e da quello di falso materiale ed ideologico commesso da pubblico ufficiale (perché il fatto non costituisce reato). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Erroi e Luigi Rella.
Nel processo compaiono come parti civili, Legambiente difesa dall'avvocato Massimiliano Aquaro e alcune associazioni ambientaliste. “Salute Pubblica” e “Comitato Ambiente Sano” assistite dagli avvocati Andrea Casamassima ed Emanuela Pispico. Non soltanto, anche "Ambiente e vita " con Roberta Castrignanò e Italia Nostra difesa da Carlo Barone. Per tutte le parti civili, i giudici hanno disposto la liquidazione del danno da stabilirsi in separata sede.
L'avvocato Aquaro per Legambiente esprime una considerazione condivisa dagli altri legali di Parte Civile: "È una vittoria per il territorio, perché l'area ricadente nel Parco del Negramaro viene restituita alla cittadinanza e scacciata la paura di una ciminiera dannosa per il Salento"
Il procedimento penale prese origine da un esposto presentato nel 2008 dal “Comitato Ambiente Sano” e da cittadini del Comune di Veglie, contro la realizzazione dell’impianto industriale-commerciale per la lavorazione della sansa. Un opificio ritenuto dannoso ed incompatibile con il territorio.
Secondo l'accusa, anzitutto il sansificio sarebbe stato progettato contravvenendo alle disposizioni urbanistiche. Anzitutto, ricadrebbe in una zona a vocazione agricola di circa 90mila metri quadri e facente parte del Parco del Negroamaro. Esso prevedeva anche la costruzione di nuovi impianti e di un piazzale asfaltato. Inoltre i due imputati rispondono dell'accusa di falso, poiché avrebbero redatto le rispettive relazioni, attestando che i lavori prevedevano la ristrutturazione di un precedente pomodorificio (dunque compatibili con la destinazione d'uso del terreno) e che l'attività di estrazione della sansa rientrava tra le attività connesse a quelle agricole.