Mori a soli 35 anni per un infarto, dopo essere stato dimesso dall’ospedale e un medico del pronto soccorso di Gallipoli è stato condannato a 1 anno e 6 mesi. Il giudice Silvia Minerva della prima sezione monocratica ha ritenuto Giovanni D'Agostino, 41enne di Surbo colpevole del reato di omicidio colposo, in relazione alla morte del giovane Daniele Campo. L'imputato assistito dagli avvocati Luigi e Roberto Rella dovrà anche corrispondere una provvisionale di 150.000 euro ad un erede e di 50.000 euro a ciascuno degli altri quattro. Il giudice ha comunque disposto la sospensione della pena, subordinata al pagamento della suddetta provvisionale. I famigliari di Daniele Campo si sono costituiti parte civile con gli avvocati Americo Barba e Giuseppe Fersini. Inoltre, il giudice ha disposto per D'Agostino ed in solido per il responsabile civile dell'Asl, il risarcimento del danno da quantificarsi in separata sede. Infine, l'interdizione dalla professione di medico per la durata della pena. Invece è stato assolto "per non aver commesso il fatto", l'altro imputato, il 54 enne di Lecce, Sergio Barone, medico in servizio presso la Guardia medica di Tuglie. Accolta dunque la tesi accusatoria del pubblico ministero, dr. Antonio Zito, che ha chiesto l'assoluzione per Barone, mentre per D'Agostino ha invocato la condanna (a 2 anni e 6 mesi).
Ricordiamo che il decesso di Daniele Campo, 35 anni, originario di Tuglie, avvenne il 18 febbraio del 2011. Lavorava come cassiere in una pizzeria del suo paese. Nella denuncia presentata dai familiari dell’uomo, presso la stazione dei carabinieri di Sannicola furono evidenziate presunte negligenze da parte dei medici che ebbero in cura il giovane, in quei momenti risultati poi fatali. Daniele Campo quel giorno avvertì improvvisamente un forte dolore al braccio sinistro. Fu accompagnato dai familiari presso la guardia medica di turno e il medico gli avrebbe diagnosticato una semplice nevralgia, limitandosi a praticargli l'iniezione di un antinfiammatorio. Il dolore al braccio tuttavia non si sarebbe attenuato e, una volta tornato a casa, le sue condizioni si sarebbero aggravate, tanto da spingere la fidanzata e la sorella ad accompagnarlo presso il pronto soccorso dell’ospedale di Gallipoli. Egli arrivò li pochi minuti dopo l’una; nel nosocomio della “città bella”, sempre secondo quanto riportato nella denuncia, Campo non avrebbe ricevuto alcuna assistenza, nonostante presentasse i sintomi tipici del principio d’infarto.
I medici si sarebbero limitati a consigliargli di assumere degli antidolorifici, attribuendo anch'essi il dolore a una semplice nevralgia cervicale con irradiazione al braccio. Il 35enne avrebbe dunque fatto nuovamente ritorno a casa, dove le sue condizioni continuarono a peggiorare, tanto da richiedere un paio d’ore dopo, l’intervento di un’ambulanza del 118. I sanitari, giunti sul posto verso le due e trenta di notte, non poterono far altro che constatare il decesso.
Il sostituto procuratore Paola Guglielmi, titolare dell'inchiesta, anche sulla scorta dell'esito dell'esame autoptico eseguito dal dr Roberto Vaglio,ha chiesto il rinvio a giudizio dei due medici. Secondo quanto stabilito dal medico legale, Campo morì per "aritmia ventricolare" dovuta ad "occlusione trombotica recente del ramo coronarico discendente anteriore". Le responsabilità mediche sarebbero consistite anzitutto in una scorretta diagnosi muscolo-scheletrica, "curata" attraverso la somministrazione di antidolorifici.
Soprattutto, nel non avere eseguito un tracciato elettrocardiografico e il dosaggio degli enzimi cardiaci. Dunque, "per negligenza, imperizia ed imprudenza, i medici non avrebbero consentito una corretta diagnosi.