Non avrebbero diagnosticato tempestivamente un melanoma rivelatosi mortale e questa mattina si è tenuta la prima udienza del processo in abbreviato nei confronti di sette medici. Dinanzi al gup Alcide Maritati si sono costituiti parte civile i genitori e le due sorelle di Roberta Filippo, 31 anni di Scorrano, difesi dagli avvocati Giovanni Bellisario, Massimo Manfreda e Stefano Chiriatti.
L'udienza è stata rinviata al 29 settembre per un difetto di notifica. Nel frattempo, i legali degli imputati potranno presentare richiesta di riti alternativi. Si tratta di cinque medici dell'ospedale di Maglie, nonché di altri due in servizio a Maglie e a Lecce. Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Luigi e Roberto Rella, Maria Petrachi e Luigi Covella.
Il decesso della giovane neo laureata in architettura, avvenne il 6 marzo del 2011 (appena tre giorni prima del diploma). L'inchiesta prese il via dopo che i familiari della Filippo presentarono una querela. Il pubblico ministero Donatina Buffelli chiese però inizialmente l'archiviazione. Il gip Giovanni Gallo, respinse la richiesta, disponendo l'imputazione coatta per omicidio colposo nei confronti dei sette medici. Adesso il processo dovrà accertare se un tumore della pelle sia stato effettivamente scambiato per un neo (successivamente asportato) e se sia riscontrabile una "colpa medica".
Secondo quanto sostenuto dai denuncianti, le condizioni della Filippo cominciarono a diventare preoccupanti un anno dopo l'asportazione del neo. Un controllo effettuato presso l'ospedale di Ancona fece emergere un drammatico quadro clinico: un tumore in stato avanzato, sviluppatosi proprio dove le sarebbe stato rimosso il neo. Una serie di accertamenti e di ricoveri diagnosticarono prima una pielonefrite poi problemi reumatologi. Solo verso la fine dell’anno, il controllo ad Ancona rivelò la presenza di una forma tumorale gravissima.