Morte 48enne di Trepuzzi: medico ed Asl condannati a maxi risarcimento


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Avrebbe, secondo l'accusa, diagnosticato erroneamente il dolore intercostale di un suo paziente, ma anche in Appello un medico è stato assolto "penalmente". Egli è stato però ritenuto "responsabile civilmente" del decesso dell'uomo. La Corte, presieduta da Nicola Lariccia, nelle scorse ore ha condannato "in solido" assieme alla Asl, Nicola Petracca, in servizio presso il pronto soccorso dell'ospedale di Campi Salentina, ma ora in pensione, al pagamento di una ingente provvisionale per ben undici parti civili. Nello specifico, di 50.000 euro nei confronti della vedova; di 40.000 dei tre figli, di 25.000 verso un'altra parente  e di 5.000 mila nei confronti di cinque nipoti. Alcune parti civili sono difese dall'avvocato Paolo Spalluto.

I giudici della Corte d'Appello hanno comunque stabilito che Petracca non fu responsabile sotto il profilo penale, del reato di omicidio colposo e non si verificò alcuna negligenza, imperizia o colpa medica per la morte di Cosimo Carmelo Saracino, 48 anni, di Trepuzzi.

Anche il vice procuratore generale si era espresso per l'assoluzione del medico, nel corso della discussione in aula. Così come, in primo grado, quando il giudice monocratico della seconda sezione penale assolse Petracca, con formula piena, "perché il fatto non sussiste". Invece, secondo l'accusa, vi furono negligenze di natura medica per la morte di Saracino; il pm Carmen Ruggiero aveva ipotizzato che il medico avesse “erroneamente diagnosticato che Saracino era affetto da dolore intercostale da raffreddamento e non di origine cardiaca, omettendo di trattenere il paziente in osservazione presso la struttura ospedaliera”.

Dunque, si sarebbe dovuto ripetere l'elettrocardiogramma ed "eseguire esami ematochimici per la ricerca di enzimi cardiaci". Questa tesi sarebbe stata avvalorata dall'esame autoptico del medico legale Ermenegildo Colosimo. Infatti, anche se il decesso risale al novembre 2006, solo a ottobre 2011, dopo la denuncia presentata dalla vedova, il pubblico ministero Ruggiero aveva disposto la riesumazione del cadavere e l'autopsia. Nel registro degli indagati era stato iscritto quindi il nome di Nicola Petracca. I consulenti nominati dall’imputato (i medici legali Roberto Vaglio e Alberto Tortorella e il cardiologo Giuseppe De Giorgi), assistito dall’avvocato Cosimo Rampino e dalla Asl, difensore Ester Memola, non furono dello stesso avviso. Essi evidenziarono come a distanza di oltre cinque anni fosse impossibile stabilire eventuali patologie cardiache.

Ricordiamo che il 5 novembre 2006, Saracino, dopo aver accusato un malore si recò al pronto soccorso, dove fu sottoposto ad un elettrocardiogramma. Gli esami non riscontrarono alcuna patologia tale da giustificare il ricovero nonostante l'uomo, (secondo quanto emerso dall'autopsia disposta dalla Procura), avesse una situazione coronarica-cardiaca compromessa.