Assoluzione per le due imputate, accusate di omicidio colposo in merito alla morte di Carlo Benincasa, il consigliere comunale deceduto il 19 aprile 2011. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Silvia Minerva, pochi minuti fa, con la formula “perché il fatto non sussiste”.
Accolta, dunque, l’istanza della Procura e del collegio difensivo. Nella scorsa udienza, si è tenuta la requisitoria del pubblico ministero Emilio Arnesano. La pubblica accusa ha ritenuto entrambe non colpevoli.
Sul banco degli imputati erano finite: Sandra Linciano, 39enne leccese, l’operatrice del 118 che entrò in comunicazione con le due ambulanze, accorse a prestare soccorso a Benincasa; l’infermiera 42enne di San Cesario Katiuscia Perrone.
I loro legali, gli avvocati Ester Nemola e Massimiliano Petrachi, hanno chiesto l’assoluzione piena, sottolineando la correttezza dell’operato di entrambe. Invece Stefano Prontera e Paolo Pepe, difensori di parte civile (la moglie ed il figlio del consigliere comunale), hanno invocato la condanna, chiedendo nella prima udienza un risarcimento di circa 2 milioni di euro. Invece la Asl è stata citata a giudizio come responsabile civile.
La testimonianza
In una precedente udienza, invece, sono stati ascoltati, come testi del pm e della parte civile, la moglie, il figlio, il nipote e la cognata del consigliere comunale deceduto il 19 aprile 2011, all’età di 59 anni. La coniuge di Benincasa, ricostruendo le circostanze della morte del marito, ha affermato: “Ho visto che il suo torace si era gonfiato ed era diventato enorme e Carlo non parlava più. Mio marito si reggeva sulle sue gambe ed era vigile finché non l’hanno fatto stendere.”
I familiari hanno sottolineato la mancanza di un corretto approccio terapeutico da parte di medici e sanitari, trovandosi di fronte ad un edema polmonare acuto e non ad un infarto. Benincasa, infatti, sarebbe stato adagiato in una posizione supina che avrebbe soltanto aggravato il suo stato di salute. Non solo, poiché veniva contestato anche il mancato utilizzo del defibrillatore automatico.
L’ordinanza del giudice
L’operatrice telefonica Sandra Linciano, secondo quanto risulta dall’ordinanza emessa dal giudice Stefano Sernia, non avrebbe comunicato né alla prima, né tantomeno alla seconda ambulanza, che l’uomo “avesse già patito in ben due occasioni di episodi di edema polmonare“.
Katiuscia Perrone è l’infermiera della prima ambulanza che prestò i soccorsi al consigliere comunale del Partito Democratico. In precedenza, è stato disposto il proscioglimento da ogni accusa per un medico, un infermiere, un soccorritore del Fazzi ed una barelliera.
L’inchiesta venne messa in moto con una querela depositata dalla moglie e dal figlio del politico. Inizialmente, il pubblico ministero Emilio Arnesano aveva chiesto l’archiviazione del procedimento per tutti gli indagati. La Procura riteneva che le condizioni di salute di Benincasa fossero ormai talmente gravi che anche un intervento più immediato o l’utilizzo di un defibrillatore, non avrebbero potuto evitare il decesso.