Morte del consigliere Carlo Benincasa: prosciolti medico, infermiere ed un soccorritore del ‘Fazzi’


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Si conclude con il proscioglimento da ogni accusa, di un medico, un infermiere ed un soccorritore del Fazzi, l'udienza preliminare sulla morte dell'esponente del Partito Democratico, Carlo Benincasa. Questi facevano parte dell’equipaggio di professionisti della seconda ambulanza intervenuta la sera del 19 aprile 2011.
 
Soltanto in merito all'accusa di omicidio colposo, il gup Stefano Sernia ha disposto ulteriori indagini per una soccorritrice, un'infermiera della prima ambulanza e un'operatrice del 118, da parte del pubblico ministero.
 
Quest'ultimo dovrà procedere, entro novanta giorni, ad una perizia fonica su un file audio, per capire chi fosse l'interlocutrice dell'operatrice telefonica (a sua volta indagata), il giorno della tragedia. Non solo, anche accertamenti su chi avesse impartito la disposizione di far distendere Benincasa, tra le due imputate (la soccorritrice e l'infermiera).
 
Inoltre, il giudice ha ritrasmesso gli atti al pm, "per iniziative di sua competenza", nei confronti della stessa operatrice, sempre in merito al reato di omicidio colposo.
 
Questa, alla morte di Benincasa, non avrebbe comunicato né alla prima, né tantomeno alla seconda ambulanza, che l'uomo "avesse già patito in ben due occasioni di episodi  di edema polmonare".L'operatrice non si sarebbe curata di chiedere alcun chiarimento circa il senso effettivo dell'espressione proferita dal figlio, "non respira più".
 
Quindi, l'udienza proseguirà il 7 giugno, quando il giudice si pronuncerà sull'eventuale rinvio a giudizio delle due imputate e dell'operatrice telefonica, qualora dovesse esserne richiesto il rinvio a giudizio dal pm. Nella discussione odierna, il pubblico ministero Maria Vallefuoco aveva chiesto il proscioglimento dall'accusa per gli imputati, difesi dagli avvocati Massimiliano Petrachi, Ester Nemola , Giuseppe De Luca e Matilde Macchitella.
 
Erano cinque le persone accusate di omicidio colposo e falso materiale e ideologico, per la morte dell'esponente del Partito Democratico, Carlo Benincasa deceduto il 19 aprile 2011, all'età di 59 anni. Si trattava di un medico, due infermieri e due operatrici di soccorso del Vito Fazzi di Lecce, dopo limputazione coatta disposta nei loro confronti.
 
Nella scorsa udienza, la moglie ed il figlio del consigliere comunale si costituirono parte civile. I loro difensori, gli avvocati Stefano Prontera e Paolo Pepe invocarono a carico di ogni imputato, un risarcimento di una somma non inferiore ai 2 milioni di euro, per ognuno dei famigliari. Invece, oggi si è costituita parte civile anche l'Asl.
 
Invece, in un'altra udienza celebratasi il 16 ottobre, il giudice per le indagini preliminari Vincenzo Brancato aveva accolto la richiesta avanzata dai legali della famiglia. Questi ultimi avevano prodotto alcuni documenti, in base ai quali gli imputati avrebbero attestato il falso sugli orari di arrivo dell’ambulanza e sull'utilizzo del defibrillatore, oltre agli evidenti ritardi prestati durante il primo soccorso. Alcuni imputati avrebbero mentito sull’orario di arrivo dei mezzi di soccorso sul luogo dell’intervento. Questa circostanza emergerebbe dalle conversazioni intercorse tra i parenti di Benincasa, gli operatori del 118, ma anche nei dialoghi tra la centrale operativa ed i mezzi di soccorso.
 
In ogni caso, il pubblico ministero Emilio Arnesano aveva chiesto l'archiviazione. La procura riteneva che le condizioni di salute di Benincasa fossero ormai talmente gravi che anche un intervento più immediato o l’utilizzo di un defibrillatore, non avrebbero potuto evitare il decesso del consigliere comunale.
 

L’indagine venne messa in moto con una la querela depositata dalla moglie e dal figlio del politico. I familiari evidenziarono nella denuncia, la mancanza di un corretto approccio terapeutico in caso di edema polmonare acuto ed il mancato utilizzo del defibrillatore automatico. Benincasa, infatti, sarebbe stato adagiato in una posizione supina che avrebbe soltanto aggravato il suo stato di salute.