Riaperta per la terza volta l’inchiesta sulla morte di Ivan Ciullo, in arte Navi, il Dj 34enne trovato senza vita nelle campagne di Acquarica del Capo, la mattina del 22 giugno del 2015.
La Procura ha accolto la nuova istanza della difesa, dopo la seconda archiviazione dei mesi scorsi. Il fascicolo è ora nelle mani del pm Maria Vallefuoco, poiché il sostituto procuratore Carmen Ruggiero è entrata nel frattempo a far parte della Dda. Inoltre, come mero atto dovuto, una persona che conosceva Ivan è stata iscritta nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Si tratta dello stesso nome che compariva nella precedente inchiesta. La persona era stata anche sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, ma la sua posizione venne archiviata. È assistita dall’avvocato Giuseppe Minerva.
Nei mesi scorsi, il nuovo pool di avvocati della famiglia, tra cui il noto legale Walter Biscotti (in passato ha assitito la madre di Sarah Scazzi), affiancato dall’avvocato Paolo Maci, aveva chiesto la riapertura del caso per l’ipotesi di reato di omicidio, con la convinzione che Ivan non si fosse suicidato. La madre Rita, i difensori ed i periti di parte, si sono infatti recati in Tribunale per ribadire che la loro battaglia giudiziaria continuava. Le “convinzioni” della difesa si basano su due perizie affidate al criminologo Roberto Lazzari e all’esperto in medicina legale Giuseppe Panichi.
L’archiviazione
Ricordiamo che, invece, il gip Vincenzo Brancato aveva rigettato nuovamente l’opposizione all’archiviazione presentata dalla madre e dal compagno. Nell’atto veniva chiesta la riesumazione della salma del Dj. Sul corpo, infatti, non fu mai eseguita un’autopsia per accertare le reali cause del decesso, ma solo un’ispezione cadaverica.
Inoltre, venivano sollecitati ulteriori accertamenti sulle utenze telefoniche della vittima e di un conoscente di Ivan per rispondere alle tante domande rimaste avvolte dal silenzio, per stabilire se ci fossero o meno responsabilità di terze persone.
Le prime indagini
«Suicidio», questo hanno pensato fin da subito gli inquirenti: il giovane speaker, in arte “Navi”, aveva deciso di scrivere la parola fine, impiccandosi ad un albero di ulivo con il cavo di un microfono. Una ricostruzione a cui la famiglia non ha mai creduto. Qualcuno sapeva delle intenzioni di Ivan di farla finita? E ancora, è stato il Dj a scrivere la lettera di addio ritrovata nell’auto dai Carabinieri e perché la famiglia sostiene che non sia la scrittura di Ivan?