Ottiene il patteggiamento della pena ad 1 anno, il giostraio accusato di omicidio colposo per la morte di uno studente di Alezio sul Tagadà. Il gup Edoardo D’Ambrosio, ha accolto la seconda istanza (la prima di sei mesi, era stata rigettata dal giudice Carlo Cazzella) della difesa, “concordata” con il pm.
L’imputato, Gianmarco Pisanello 30enne di Gallipoli, potrà beneficiare della sospensione della pena e della non menzione della condanna.
Gianmarco Pisanello è assistito dall’avvocato Luigi Suez. I parenti di Samuele Piro, si sono costituiti parte civile con l’avvocato Pompeo De Mitri (genitori e due fratelli) e con il legale Speranza Faenza (zii e nonni paterni).
La tragedia
Ricordiamo che la sera del 14 agosto 2016, un quindicenne perse la vita dopo una caduta sul Tagadà.
Samuele era in compagnia di amici in occasione della Festa in onore della Madonna della Lizza, nella sua Alezio. Durante un giro sulla giostra si sarebbe alzato in piedi andando a sbattere con il fianco destro sulla balaustra in metallo. Una caduta che, purtroppo, si rivelò fatale, poiché in seguito al ricovero presso il “Fazzi” di Lecce, il giovane perse molto sangue e morì poche ore dopo, intorno alle 2.
Le indagini
Nell’avviso di conclusione delle indagini, il pubblico ministero Emilio Arnesano formula l’accusa di omicidio colposo nei confronti di Pisanello, “per avere, per colpa consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia, cagionato la morte del minore Samuele Piro”.
Il Pm sostiene che il conduttore del Tagadà avrebbe dovuto arrestare il movimento della giostra e obbligare Samuele e gli altri giovani a sedersi. Invece, li avrebbe incitati ad alzare in alto le braccia, rendendo ancor più precario il loro equilibrio. Inoltre, ritiene il pubblico ministero, Pisanello avrebbe dovuto rivestire con un’imbottitura, i maniglioni di ferro che delimitano i sedili. Difatti, il giovane Samuele dopo aver perso l’equilibrio, avrebbe urtato all’altezza della zona toracico-addominale proprio contro uno dei maniglioni. L’impatto avrebbe provocato lo spappolamento del fegato e la morte del ragazzo.
La Procura, nel corso dell’inchiesta, si è avvalsa della consulenza tecnica dell’ingegnere Angelo Nocioni per verificare la funzionalità della giostra (posta sotto sequestro dopo la tragedia) e l’installazione dei dispositivi di sicurezza. Il pm Arnesano, nel corso delle indagini, ha acquisito i video girati con il cellulare dagli amici di Samuele per ricostruire quei drammatici minuti prima della tragedia. Infine, vi sono gli esiti dell’autopsia, eseguita dal medico legale Ermenegildo Colosimo. Questi ha accertato che Samuele è morto a seguito di un colpo talmente violento, che gli ha lacerato il fegato e gli ha causato un’emorragia interna. Non è stato riscontrato né un trauma toracico, come inizialmente si era ipotizzato, né cranico.