‘Non sono un mafioso’, così si difende Oronzo Persano interrogato dal giudice per l’indagine ‘Twilight’


Condividi su

Si sono svolti in mattinata,  dianzi al gip Cinzia Vergine, gli interrogatori di garanzia dal carcere di Borgo San Nicola dell'operazione 'Twilight'. La maggior parte degli indagati ha risposto alle domande del giudice.
 
Respinge fermamente l'accusa di associazione mafiosa Oronzo Persano, uno dei principali indagati dell'operazione "Twilight". Il 58enne di Lecce, assistito dall'avvocato Gabriele Valentini, ha risposto alle domande delgip Cinzia Vergine, nell'interrogatorio di garanzia dal carcere di Borgo San Nicola.
 
Così come i fratelli Caroppo che hanno negato di essere a capo di uno dei gruppi criminali dediti all'usura di commercianti, avvocati ed imprenditori. Antonio Caroppo, 59 anni, nato a Lecce, ma residente a Castrì; Damiano Caroppo, 51 anni, di Lecce; Massimo Caroppo, 48 anni, leccese; Sergio Caroppo, 50enne, di Lecce sono assistiti dagli avvocato Luigi e a Roberto  Rella.
 
Anche Lucio Riotti, 51enne di Carmiano ha respinto le accuse e la sua appartenenza al clan Caroppo. questi ha affermato di essere stato creditore di Damiano pagando con assegni post datati, ma nulla di più. L'indagato è difeso dagli avvocati Giovanni e Gabriele Valentini.
 
Invece, hanno fatto "scena muta": Pasquale Briganti, detto Maurizio, 47 annil eccese, difeso dagli avvocati Antonio Savoia e Ladislao Massari, ascoltato per "rogatoria" dal carcere di Voghera; Antonio Alvaro Montinari, 45enne leccese, difensore Giuseppe De Luca e Remigio Garrafa, 44 anni, nato a Bari, ma residente a Lecce. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
 
Ricordiamo che ieri si sono tenuti gli interrogatori di altre 11 persone.
 
Gli indagati ( circa 80 a piede libero ) rispondono a vario titolo ed in diversa misura dei reati di: associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa finalizzata a truffe e riciclaggio, usura aggravata, sfruttamento della prostituzione, sostituzione di persona, detenzione e spaccio, ricettazione, falso materiale.
 
I provvedimenti cautelari eseguiti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce traggono origine da un’altra importante attività d’indagine, denominata Shylock, che ha accertato l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso, operante nella provincia di Lecce, dedita all’usura, alle estorsioni e al riciclaggio. È proprio dalle denunce presentate da un imprenditore vittima di usura e dalle dichiarazioni rese da Alfredo Scardicchio, indagato che decise di collaborare dopo il suo arresto, che nel 2011 prende corpo un altro filone d’indagine.
 
Il Nucleo investigativo ha eseguito anche i sequestri preventivi inerenti: 36 immobili (appartamenti, villette residenziali e terreni); 4 attività commerciali; 1 autovettura; 2 società a responsabilità limitata; 2 imprese individuali, circa 30 rapporti bancari per un valore, approssimato per difetto, di circa 10 milioni di euro.