I giudici di Appello confermano la condanna a 30 anni, per il presunto killer dell'imprenditore edile Massimo Bianco, avvenuta a Martano il 29 giugno 2012. Dopo una lunga camera di consiglio di 3 ore e mezzo, la Corte di Assise (Presidente Carlo Errico, a latere Eva Toscani e giudici popolari) ha emesso una dura sentenza, rigettando anche la richiesta di applicazione delle attenuanti generiche per l'imputato. Accolta dunque la richiesta del sostituto procuratore generale Ennio Cillo, il quale ha invocato la stessa pena, inflitta dai giudici nel processo di primo grado, per Antonio Zacheo, 30enne originario di Maglie.
Zacheo rispondeva delle accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, in concorso con Antonio Gabrieli ( pena ridotta a 18 anni in Appello, dopo la condanna a 30 anni maturata in primo grado); occultamento di cadavere in concorso e utilizzo improprio d’arma da fuoco. La Corte di Assise di Appello ha confermato le provvisionali di 100 mila euro in favore della moglie e dei figli e di 20 mila euro per la mamma e le sorelle della vittima. I familiari si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giancarlo dei Lazzaretti e Cosimo Rampino. Inoltre, i giudici di Appello hanno disposto il termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni.
In mattinata, si sono tenute le "repliche" del pm e dei difensori di parte civile, a cui sono seguite le accese controrepliche della difesa. L'imputato è difeso dagli avvocati Federico Grosso, Mario Coppola e Salvatore Maggio del Foro di Taranto. Zacheo aveva ottenuto gli arresti domiciliari, dopo la condanna a 30 anni di reclusione, ma un successivo pronunciamento della Cassazione ribaltò la decisione della Corte di Assise di Lecce. Gli "ermellini" accolsero il ricorso dei familiari di Bianco che si erano costituiti parte civile. Gli avvocati Giancarlo dei Lazzaretti e Cosimo Rampino si erano " opposti" alla decisione dei giudici della Corte di Assise che aveva a sua volta "recepito" la richiesta dei difensori di Zacheo. Essi avevano inizialmente ottenuto che il proprio assistito potesse scontare la pena inflittagli, attraverso una misura di detenzione "alternativa" al carcere. I domiciliari potevano essere "trascorsi" fuori dai confini della Puglia.
Ricordiamo, invece che la sentenza di condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Zacheo fu emessa il 12 novembre scorso. Il processo venne celebrato con il rito abbreviato condizionato all'ascolto di alcuni testimoni ( consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena), dai giudici della Corte di Assise di Lecce presieduta da Roberto Tanisi (a latere Pasquale Sansonetti e giudici popolari ). Il procuratore aggiunto Antonio De Donno aveva invocato anch'egli una condanna a 30 anni per Zacheo. Il pm aveva anzitutto ricostruito la dinamica dell'omicidio. Zacheo, Gabrieli e Bianco avrebbero pranzato in un locale di San Foca e poi avrebbero svoltato per Carpignano Salentino, come testimoniato da un carabiniere in borghese.
Quest'ultimo ha dichiarato di avere visto i due (Gabrieli guidava e Zacheo era posizionato dietro) che "facevano scivolare qualcosa" e li ha superati; a quel punto l'auto girava, poiché, Zacheo e Gabrieli si erano insospettiti e decisero di anticipare i tempi e di abbandonare subito il cadavere di Bianco (fu ritrovato il 29 giugno di quattro anni fa). Il procuratore aggiunto sottolineò poi la premeditazione dell'azione. Zacheo avrebbe nascosto in una cartelletta, una bottiglietta con dentro la benzina. Infatti, Bianco venne ammazzato in macchina e poi il suo corpo bruciato in campagna. Riguardo, infine, al movente, il pm De Donno ha affermato che c'erano certamente dei contrasti di natura economica sulla gestione dell'azienda.