Il presunto complice del killer di Giovanni Caramuscio, freddato con due colpi di pistola, il 16 luglio scorso, nei pressi dello sportello bancomat a Lequile, si rivolge al Tribunale del Riesame.
Il ricorso presentato dagli avvocati Raffaele Francesco De Carlo e Maria Cristina Brindisino, legali di Andrea Capone, 28enne originario di Tricase, ma residente a Lequile, chiedono la revoca o l’alleggerimento della misura cautelare in carcere, disposta dal gip Laura Liguori. Il giovane risponde dell’accusa di omicidio volontario in concorso. Invece, Paulin Mecaj, 30 enne di origini albanesi, residente sempre a Lequile, ritenuto degli inquirenti l’autore materiale dell’assassinio di Giovanni Caramuscio, è difeso dagli avvocati Luigi e Roberto Rella che non hanno presentato ricorso al Riesame.
Intanto, sarà una doppia consulenza a far piena luce sull’omicidio dell’ex bancario Giovanni Caramuscio. Il pm Alberto Santacatterina, in data 30 agosto, conferirà l’incarico al maresciallo capo dei Ris di Roma, Stefania Alleva. Il consulente, attraverso un accertamento tecnico irripetibile, dovrà stabilire la compatibilità balistica tra i proiettili ed i bossoli rinvenuti sul luogo del delitto e la pistola sequestrata all’interno dell’abitazione di Paulin Mecaj.
Sempre il 30 agosto, il pm Santacatterina conferirà l’incarico al maggiore dei Ris Cesare Rapone, per un altro accertamento tecnico irripetibile finalizzato ad accertare l’esistenza di tracce biologiche sugli abiti, sul passamontagna e sul portafogli in sequestro, estraendo ( in caso di esito positivo) i profili genetici che saranno comparati con quelli dei due indagati.
I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’udienza. Il gip Laura Liguori ha poi convalidato il fermo e confermato il carcere per entrambi.
I familiari di Giovanni Caramuscio, 69 anni di Monteroni, sono assistiti dall’avvocato Stefano Pati.