Omicidio Carmine Greco, il cugino Nico afferma: ‘Non ho mai sparato, ho solo accompagnato Mendolia’


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Ha preso avvio questa mattina, l'istruttoria del processo sull'omicidio di Carmine Greco consumatosi ben 25 anni fa a Gallipoli, con l'importante testimonianza del cugino "Nico " Greco.
 
Questa mattina, dinanzi al collegio della Corte di Assise di Lecce presieduto da Pasquale Sansonetti, a latere Fabrizio Malagnino e giudici popolari è stato sentito Nicola Greco, detto “Nico”, di 43 anni. L’uomo, difeso dagli avvocati Ladislao Massari e Mario Coppola ha confessato di avere accompagnato in macchina il killer di suo cugino, ma senza sapere che Mendolia, gli avrebbe sparato per ucciderlo. "Nico" Greco già nella giornata di ieri, aveva depositato un memoriale ed oggi ha rilasciato dichiarazioni spontanee
 
Greco ha detto: "Ho accompagnato Carmelo Mendolia sotto casa di Carmine Greco. Ho fermato la macchina e Mendolia ha cominciato a sparare dall'interno; Carmine era assieme ad un'altra persona che scappò via. Successivamente, andai da mia sorella e lasciai la macchina. Subito dopo, diedi fuoco alla macchina". Poi, dopo avere ricostruito la dinamica dell'omicidio, ha precisato di non essere a conoscenza del fatto che Mendolia avrebbe ammazzato Carmine Greco. Questi infatti, ha dichiarato: "Non ho mai sparato, ho solo accompagnato quella persona, ma non mi aspettavo che sparasse. Infatti, In un bar Padovano mi disse che dovevo soltanto  accompagnare Mendolia  sotto casa di Greco".
 
Nicola Greco, detto “Nico”, di 43 anni, secondo l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, sarebbe lautore materiale dell'omicidio di Carmine Greco, mentre il 54enne gallipolino, Marcello Padovano, detto “Briocha" il mandante. Quest'ultimo è difeso dagli avvocati Gabriele e Giovanni Valentini. La convivente della vittima, all'epoca dell'agguato mortale, si è costituita parte civile difesa dall'avvocato Silvio Giardiniero e la figlia difesa dall'avvocato  Guidi.
 

Il delitto di Carmine "Nenè" Greco si consumò ben 25 anni fa, precisamente il 13 agosto del 1990. Il giovane venne raggiunto da quattro colpi di pistola, alla periferia di Gallipoli davanti alla moglie e al figlio. Gli investigatori ritennero fin da subito che si trattasse di un delitto di mafia e sia Padovano che Greco, furono arrestati agli inizi di dicembre. Secondo quanto emerso al termine delle indagini, Carmine Greco venne ucciso perché decise di "mettersi in proprio"nell'ambito dello spaccio di droga, dissociandosi dal clan. Un peso decisivo, ebbero le dichiarazioni fornite da alcuni collaboratori di giustizia, in particolare dal siciliano Carmelo Mendolia. Al termine del processo di primo grado, furono emesse due condanne nei confronti del boss Pompeo Rosario Padovano e di Carmelo Mendolia.