Ha preso avvio questa mattina il processo sull'omicidio di Carmine Greco, consumatosi ben 25 anni fa a Gallipoli. Questa mattina, dinanzi al collegio della Corte di Assise di Lecce – presieduto da Pasquale Sansonetti, a latere Fabrizio Malagnino e giudici popolari – i difensori del coimputato Nicola Greco, detto “Nico”, di 43 anni hanno avanzato alcune questioni preliminari. Esse sono però state rigettate, al termine di una lunga camera di consiglio.
Gli avvocati Marcello Petrellie e Ladislao Massari hanno ribadito alcune richieste già presentate nell'udienza preliminare, davanti al gup Simona Panzera. Essi avevano chiesto la nullità del capo d'imputazione; secondo i legali di Greco, infatti, nel fascicolo dibattimentale dovevano essere incluse le registrazioni dell'interrogatorio del collaboratore di giustizia Carmelo Mendolia. I legali ritenevano che non potesse essere sufficiente basarsi solamente sul verbale riassuntivo degli investigatori. Inoltre, i difensori come conseguenza di questa istanza, avevano chiesto il giudizio abbreviato "condizionato" all'ascolto delle stesse. Il gip aveva però rigettato la richiesta, poiché tali registrazioni contenevano anche dichiarazioni relative ad altre indagini.
Nell'udienza odierna, i giudici hanno nuovamente detto di no alla richiesta dei difensori e dunque Nicola Greco sarà giudicato con il rito ordinario. Il processo è stato nuovamente aggiornato al 14 aprile, quando inizierà l'ascolto dei testi del pubblico ministero, alcuni dei quali sono dei collaboratori di giustizia. Nicola Greco, detto “Nico”, di 43 anni, secondo l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone sarebbe l’autore materiale dell'omicidio di Carmine Greco, mentre il 54enne gallipolino, Marcello Padovano, detto “Briocha", il mandante . Quest'ultimo è difeso dagli avvocati Gabriele e Giovanni Valentini. La convivente della vittima, all'epoca dell'agguato mortale, si è costituita parte civile difesa dall'avvocato Silvio Giardiniero.
Il delitto di Carmine "Nenè" Greco si consumò ben 25 anni fa, precisamente il13 agosto del 1990. Il giovane venne raggiunto da quattro colpi di pistola, alla periferia di Gallipoli, davanti alla moglie e al figlio. Gli investigatori ritennero fin da subito che si trattasse di un delitto di mafia e sia Padovano che Greco furono arrestati agli inizi di dicembre. Secondo quanto emerso al termine delle indagini, Carmine Greco venne ucciso perché decise di "mettersi in proprio" nell'ambito dello spaccio di droga, dissociandosi dal clan. Un peso decisivo ebbero le dichiarazioni fornite da alcuni collaboratori di giustizia, in particolare dal siciliano Carmelo Mendolia.
Al termine del processo di primo grado, furono emesse due condanne nei confronti del boss Pompeo Rosario Padovano e di Carmelo Mendolia.