Dopo la condanna all’ergastolo per Antonio De Marco, arrivano le motivazioni della sentenza, sulla base delle quali la Corte di Assise (presidente Pietro Baffa, giudice togato Maria Francesca Mariano e giudici popolari) ha inflitto il massimo della pena nei confronti del 21enne studente di scienze infermieristiche di Casarano. Parliamo dell’omicida di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, la coppia uccisa a coltellate il 21 settembre 2020, condannato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.
Nelle 170 pagine, a firma del giudice estensore Mariano, vengono illustrate le ragioni per le quali, anzitutto, l’imputato, pur affetto da un disturbo narcisistico della personalità, è da ritenere capace d’intendere e di volere al momento dei fatti, come sostenuto dai periti nominati dalla Corte. Invece, occorre ricordare, la difesa di De Marco, rappresentata dagli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, sulla scorta delle conclusioni dei consulenti di parte, ritiene che De Marco sia affetto da una grave condizione psicopatologica dello spettro autistico.
E il giudice sostiene nella sentenza: “egli scelse di uccidere con estrema lucidità e programmò anche per iscritto con dovizia minuziosa dei particolari ogni fase del delitto e quanto occorreva acquistare per la sua realizzazione”. Non solo, poiché: “ha scelto un’alleanza con il Male coltivando tutti i canali informativi che alimentassero questa scelta: la pedopornografia, la prostituzione, i video di mutilazioni, i canali esoterici ed i fumetti manga..”
E il giudice Mariano aggiunge come De Marco abbia agito mosso da: “invidia maligna verso coloro che avevano ciò che a lui mancava, maturando nei confronti di queste persone un insano desiderio di vendetta”. E continua: “Ha ucciso perché voleva uccidere, perché nell’omicidio era vittorioso, trovava la compensazione alle sue frustrazioni e per questo lo commetterebbe ancora se incontrasse sul suo cammino altre persone che amplificassero le sue frustrazioni”.
Inoltre, sottolinea il giudice: “De Marco non ha mai manifestato dolore per queste gravissime morti, sia pure da lui causate, lasciando che di questo parlasse solo la sua difesa…”
E dalla lettura della sentenza emergono altri particolari raccapriccianti: “De Marco aveva previsto per Eleonora atti sessuali con tortura che non ci furono perché la ragazza morì prima”. E poi, il giudice si sofferma sui disegni riportati sui fogliettini sequestrati: “Trattasi di disegni rituali simbolici, che evocano emblemi satanico-massonici di chiara ed evidente lettura. Non è chiaro in che misura De Marco fosse legato a questa simbologia”.
Inoltre, nella sentenza viene sottolineato un altro particolare. Il pm Maria Consolata Moschettini che ha chiesto l’ergastolo, “ha dichiarato davanti alla corte che De Marco ha detto o ha scritto che se avesse un coltello saprebbe lui cosa fare ai giudici che lo processano”.
Ricordiamo che i giudici al termine del processo hanno disposto il risarcimento del danno in favore dei familiari delle vittime. La famiglia di Daniele De Santis, arbitro leccese di 33 anni, è difesa dagli avvocati Mario Fazzini e Renata Minafra. La mamma, lo zio e la nonna di Eleonora Manta, 30enne originaria di Seclì, laureata in giurisprudenza con un impiego all’Inps, sono assistiti dagli avvocati Francesco Spagnolo, Stefano Miglietta, Fiorella d’Ettorre. Il papà è invece difeso dall’avvocato Luca Piri.