Scomparso negli anni ’90 eliminato dalla Scu? Spunta la lettera del figlio di un collaboratore di giustizia


Condividi su

Dopo la richiesta di condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Pagano, scomparso da Copertino nel lontano 1990, spunta la lettera del figlio di un collaboratore di giustizia che scagionerebbe i presunti responsabili. In mattinata, dinanzi al gup Simona Panzera, era prevista la sentenza presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, nell’ambito del processo con rito abbreviato.

Il giudice ha però disposto il rinvio al 2 maggio per ascoltare l’uomo, collegato in videoconferenza da una località protetta, come richiesto dall’avvocato Francesca Conte, legale dell’imputato Giovanni De Tommasi.

Nelle scorse ore, il Procuratore Aggiunto della Dda Guglielmo Cataldi, ha ricevuto la missiva in cui il figlio di un collaboratore di giustizia riferiva di avere appreso del processo dalla stampa e di sapere come sono andati i fatti, in quel lontano mese di giugno di 32 anni fa, “scagionando” gli imputati.

L’uomo ha riferito di avere appreso da ragazzo, i nomi dei veri responsabili ed il movente dell’omicidio, dovuto al fatto che Pagano voleva uccidere i suoi genitori, ma qualcuno di oppose. Egli venne attinto alla testa da una serie di pistolettate sparate da una moto.

In una scorsa udienza, invece, la pubblica accusa ha invocato il carcere a vita per Claudio Conte, 50 anni di Copertino, Giovanni De Tommasi, 60 anni di Campi Salentina e Antonio Pulli, 65 anni di Veglie, in qualità di mandanti. E poi, Antonio De Nicola, 69 anni di Brindisi, quale esecutore materiale dell’omicidio a colpi d’arma da fuoco.

Ricordiamo che, inizialmente, l’inchiesta venne archiviata, ma a seguito all’opposizione presentata dall’avvocato Roberto Rella, legale della sorella della vittima, il gup Carlo Cazzella dispose l’imputazione coatta di quattro persone.

I quattro imputati rispondono dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, “consistiti nel desiderio di eliminare un appartenente all’organizzazione mafiosa che aveva violato le regole”.

L’episodio di “lupara bianca” sarebbe avvenuto nelle campagne di Tuturano, presumibilmente il 2 giugno di 31 anni fa, ma il cadavere non fu mai ritrovato. In particolare, secondo l’accusa, Pagano non avrebbe eseguito un omicidio del quale era stato incaricato. E poi, avrebbe trattenuto per sé i proventi delle attività illecite e omesso di assistere economicamente i detenuti ed i loro familiari.

L’inchiesta

L’inchiesta è stata corroborata dalle dichiarazioni di alcuni imputati durante un vecchio maxi processo innanzi alla Corte di Assise e di un collaboratore di giustizia. Non solo, anche da alcune intercettazioni in carcere risalenti agli anni 90. Inizialmente, la Procura chiese comunque l’archiviazione, per mancanza di elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Infatti, alcuni degli imputati sono nel frattempo deceduti e altre dichiarazioni sarebbero risultate contraddittorie.

L’ascolto

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati: Francesca ConteAndrea Starace, Elvia Belmonte, Antonio Romano, Florindina De Carlo.