Findanzati uccisi a coltellate: tutte le tracce lasciate dal killer di Daniele e Eleonora


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La morte di Daniele De Santis e Eleonora Manta, una coppia innamorata con in testa tanti progetti e mille sogni per il futuro, ha scosso il Salento. Ancor di più, fa male il modo brutale in cui sono stati uccisi. Più di sessanta pugnalate con un coltello da sub, o con una lama simile, seghettata, secondo il medico legale Roberto Vaglio che nell’autopsia ha confermato la violenza con cui l’assassino si è accanito sul corpo dei due fidanzati.

A far rabbia e paura, invece, è il fatto che il killer, quell’uomo con il cappuccio e lo zainetto che alcuni testimoni hanno visto fuggire e ripreso dalle telecamere del quartiere Rudiae, sia ancora in giro. Noncurante del fiato sul collo degli inquirenti. Nonostante sia solo una questione di tempo, quello che serve per mettere insieme tutti i pezzi del duplice omicidio senza commettere errori. Nonostante abbia tolto la vita ai due ragazzi che, probabilmente, gli hanno aperto la porta del loro appartamento nel condominio di via Montello, dove erano andati a convivere da poco.

La ricostruzione del delitto

Nessuno può dire cosa sia accaduto nella palazzina al civico numero 2, non lontano dalla stazione ferroviaria e a pochi passi dal centro storico. Si può solo provare a ricostruire quei minuti incrociando le testimonianze dei vicini. Eleonora potrebbe aver cercato di allontanare il suo aggressore e Daniele, richiamato dalle urla, potrebbe aver cercato di difendere la sua fidanzata, adagiata sul pianerottolo in una pozza di sangue. È stata lei a morire per prima. L’arbitro è stato trovato sulle scale, se nel tentativo di scappare o di seguire il suo assassino è impossibile dirlo. Ferito, anche lui, senza scampo. Quando nel condominio è calato il silenzio, qualcuno si è affacciato, ha chiesto aiuto, ha avuto il tempo di notare una sagoma fuggire via. Un uomo con una felpa nera, un cappuccio calato sul volto e uno zainetto giallo. È fine settembre, ma le temperature sono ancora piacevoli e non “giustificano” un abbigliamento più autunnale.

L’autopsia conferma la ferocia del killer che ha colpito per uccidere, ma anche che Eleonora assunta da poco all’Inps di Brindisi ha cercato di proteggersi, con le forze che aveva. Non è bastato a salvarsi, ma nei segni di difesa trovati sul suo corpo potrebbero nascondersi tracce biologiche utili a svelare o confermare l’identità del “mostro”. Alcuni reperti, trovati anche su Daniele, saranno analizzati nei prossimi giorni e potrebbero appartenere all’assassino della coppia.

Il biglietto insanguinato con le strade senza telecamere

Un altro tassello importante, una delle chiavi per risolvere il giallo, è il biglietto insanguinato che gli uomini in divisa hanno trovato sulla scena del delitto. Sul contenuto le bocche sono cucite, come su tutta l’indagine, ma indiscrezioni parlano di un percorso per evitare le telecamere che il killer avrebbe disegnato sul pezzo di carta perso nel cortile durante la fuga. Annotazioni sulle strade da percorrere per evitare di essere ripreso. Potrebbe, quindi, aver studiato nei minimi dettagli, meticolosamente, il delitto. Se così fosse deve aver sbagliato qualcosa visto che in mano agli inquirenti sembra sia finita una sua “foto”, un frame, anche se non molto chiaro. E sembra anche che nel fermoimmagine sia a volto scoperto, senza il cappuccio della felpa calato sul viso per non essere riconosciuto. Anche questo non è un dettaglio di poco conto. Confermerebbe che l’assassino abbia pianificato tutto. Daniele ed Eleonora dovevano morire. Un massacro, una esecuzione che ricorda il caso di Teresa e Trifone.

Frammenti di guanti

L’assassino avrebbe lasciato altri indizi che chi indaga sta seguendo. Piccole molliche di pane per arrivare alla verità. Nel cortile sarebbero stati ritrovati anche frammenti di guanti in lattice, piccoli pezzi. Che l’assassino li indossasse è certo. Alcuni testimoni sicuri di aver visto fuggire un uomo che indossava i guanti. Per non lasciare impronte, forse. Ora sono nelle mani dei Carabinieri del Ris di Roma che cercano la sua firma.

Chi è “Andrea”?

Inizia a perdere forza la pista del nome che Eleonora avrebbe pronunciato prima di morire. Un testimone avrebbe raccontato di aver sentito la donna urlare «Andrea, fermati», ma potrebbe essere una richiesta di aiuto, visto che nello stesso condominio abita un amico di Daniele con lo stesso nome. Anche per questo sarà importante la consulenza sui cellulari e sui pc dei fidanzati. Un’analisi che potrebbe rispondere ad alcune domande.

Il movente

Nulla è lasciato al caso. Gli investigatori hanno aperto tutte le porte per cercare di ricostruire pezzo dopo pezzo questa pagina violenta di cronaca nera, ma bisogna pur seguire una strada. E le tracce portano alla pista del delitto passionale. Chiunque sia stato ad uccidere Eleonora e Daniele lo ha fatto animato dal risentimento. E la vita tranquilla, senza ombre, pulita della coppia non aiuta. Non ci sono scheletri nell’armadio, segreti. Nulla

È tutto un forse. Per ora. Sperando che presto diventino certezze.