Omicidio Frisenda: condannati i fiancheggiatori del killer reo confesso


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Condannati i tre fiancheggiatori di Luigi Margari, l’omicida reo-confesso di Fabio Frisenda.

Il giudice monocratico Pasquale Sansonetti ha ritenuto colpevoli del reato di favoreggiamento: Vito Manzari, 58 anni di Lecce, anni 3 e mesi 6 (il pm Stefania Mininni ha invocato 5 anni); 2 anni per Cosimo Valentino, 38 anni, di Copertino ( chiesti 4 ) e Anna Rita Lisi, 37, di Copertino (4 anni) . Per questi ultimi, pena sospesa e non menzione della condanna.
Il giudice inoltre ha escluso la costituzione di parte civile per i familiari di Fabio Frisenda ( la padre, la madre ed un fratello) assistiti dagli avvocati Mina Celestini e Francesca Conte.

Dalle carte dell’inchiesta emerse il ruolo assunto nella vicenda dai tre personaggi vicini a Luigi Margari. Manzari, amico dell’omicida reo confesso, gli avrebbe fornito una “copertura” a Bari, subito dopo l’omicidio. Inoltre, da ciò che risulterebbe da un’informativa dei carabinieri, avrebbe eluso le indagini, aiutando Margari a sottrarsi alla cattura. Valentino e Lisi, invece, avrebbero aiutato il killer a nascondere l’arma utilizzata per compiere l’omicidio. I presunti fiancheggiatori sono difesi dagli avvocati Elvia Belmonte, Paolo Spalluto e Lavinia Gala.

Condanna Margari

Invece, nei mesi scorsi, è stata confermata la condanna a 18 anni di reclusione per Luigi Margari con l’accusa di omicidio volontario.
La Corte di Assise di Appello ha ribadito quanto già disposto dal gup nel processo con rito abbreviato, per l’omicida reo confesso del 33enne di Copertino, assistito dall’avvocato Elvia Belmonte. Confermato anche il risarcimento del danno, da quantificare in separata sede ed il pagamento di una provvisionale di 10mila euro, da corrispondere a ciascuna delle parti civili.
Secondo i giudici, Margari avrebbe ammazzato il compaesano Fabio Frisenda, ma senza la premeditazione.

Le indagini

L’omicidio si consumò il 4 luglio del 2014 in una campagna alla periferia di Copertino, dove sorge una fabbrica per la produzione di infissi. Frisenda, all’epoca, si trovava ai domiciliari ed era autorizzato dal giudice del Tribunale di Sorveglianza a lavorare presso la ditta, dalle ore 7,30 alle 16. Quel giorno, però, ricevette una visita inaspettata, poiché in tarda mattinata Margari giunse a bordo della propria auto, nelle vicinanze del capannone dell’azienda. La vittima intuì di essere finito in un’imboscata, ma pur tentando di fuggire all’agguato, venne raggiunto dal killer che gli sparò un colpo di pistola al cuore, ferendolo mortalmente.

Margari dopo due giorni di latitanza, si costituì presso la caserma dei carabinieri della Tenenza di Copertino. Nel corso dell’interrogatorio, l’omicida dichiarò di aver teso l’imboscata a Frisenda per le presunte avances rivolte dalla vittima alla sua compagna, mentre egli si trovava in ospedale, ma ha negato di voler uccidere Frisenda, ma di volerli soltanto “recapitare” un avvertimento, attraverso un colpo di arma da fuoco.