Omicidio Ivan Regoli: Cosimo Mele sarà giudicato con il rito abbreviato


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Si discuterà a partire dal 22 febbraio prossimo, il processo sull'omicidio di Ivan Regoli, verificatosi il 12 settembre del 2011. Oggi, il gup Alcide Maritati ha accolto l'istanza di abbreviato dei legali dell'unico imputato, Cosimo Mele.

Infatti, dopo la richiesta di rinvio a giudizio del 29 dicembre, depositata dal procuratore aggiunto Antonio De Donno, i difensori di Regoli, gli avvocati Gabriella Mastrolia e Ugo Marinucci del Foro di L’Aquila. avevano chiesto che il proprio assistito venisse giudicato con il "rito abbreviato". Sempre nell'udienza preliminare odierna, la madre, i due fratelli e la ex compagna di Regoli e l'Associazione "Penelope" (che si occupa delle famiglie degli scomparsi) si sono costituiti parte civile. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesco Piro, Fabrizio Ferilli, Francesca Conte e Gennaro Gadalena del Foro di Roma.

Invece il 12 aprile, il gip Maritati dovrebbe chiudersi in camera di consiglio per la sentenza. Mele risponde di omicidio volontario aggravato dai futili e abietti motivi ed occultamento di cadavere.
Ricordiamo che il brutale omicidio si consumò nel settembre di quattro anni fa, in una località di campagna alla periferia di Matino. Mele avrebbe ammazzato Regoli, colpendolo violentemente con un tubo metallico per poi gettare il cadavere in un pozzo situato in campagna.

Il 35enne avrebbe agito da solo, senza l'aiuto o la copertura di complici, sia nella preparazione che nell’esecuzione dell'assassinio. Inizialmente, venne indagato anche lo zio dell’assassino, un 44enne di Parabita. La sua auto, venne sottoposta ad una serie di esami per rilevare eventuali tracce di sangue riconducibili alla vittima, ma tali accertamenti ebbero esito negativo. I resti del corpo di Regoli furono ritrovati il 1° agosto dell'anno scorso, all'interno del pozzo.

L’imputato, infatti, è il figlio della donna un tempo proprietaria del terreno agricolo in cui si trova il pozzo, nel quale venne gettato il corpo del 29enne, appezzamento poi venduto ad un poliziotto in pensione. Le cimici piazzate nella macchina dell’uomo consentirono di chiudere il cerchio attorno a lui.

La conferma di alcuni importanti particolari in merito alla dinamica dell'assassinio ed alla scena del crimine emersero dall'interrogatorio nel carcere. Mele, difeso dall'avvocato Gabriella Mastrolia, ha prima preso visione della riproduzione fotografica dello stato dei luoghi, fornita dai Carabinieri di Bari e da cui risultavano bene in evidenza le macchie di sangue, grazie all'utilizzo della tecnica del "luminol" (composto chimico utilizzato dalla polizia scientifica per rilevare le macchie di sangue); dunque ha ribadito, di fronte al procuratore aggiunto Antonio De Donno, il proprio ruolo di autore materiale dell'omicidio. Il 21 febbraio scorso, invece, sempre prima dell'arresto, al termine di un lungo interrogatorio, Mele è definitivamente "crollato" «Ho perso la testa, è stato frutto dell’impulso del momento. Non volevo ucciderlo» ha dichiarato.

Si è poi giunti all'interrogatorio di garanzia di fronte al Gip Gallo, in cui l'uomo ha confermato quello che già aveva affermato alla presenza di De Donno. Mele ha detto che Regoli gli chiedeva insistentemente soldi. Dopo i suoi "rifiuti", presso la campagna dove fu poi ritrovato il corpo, si verificarono dei piccoli danneggiamenti e furti, di cui secondo il reo-confesso era responsabile proprio Regoli.