Aggrapparsi alla gelosia sembra essere, almeno per il momento, l’unica strada per ricostruire l’omicidio di Donatella Miccoli, la mamma uccisa a coltellate dal marito Matteo Verdesca che non ha retto al senso di colpa e al peso per il gesto che aveva commesso e si è tolto la vita, dandosi fuoco. Ma nulla nella vita di questa coppia giovane e bella lasciava immaginare un simile epilogo. Non l’immagine della famiglia felice alla festa del paese, prima che un litigio nel cuore della notte sfociasse nel sangue. Né le parole di chi li conosceva e nemmeno le dichiarazioni d’amore affidate si social, come nell’ultima storia condivisa su Instagram.
Cosa è scattato nella testa di Matteo? Che cosa è successo nella notte? La ricostruzione “ufficiale” racconta di una violenta lite, ascoltata anche dai vicini di casa, di una fuga di Matteo, dopo aver lasciato la moglie senza vita, di una chiamata alla mamma per raccontarle di “aver fatto un casino” e per chiederle di andare a prendere i figli che dormivano in casa, e di un suicidio con una tanica di benzina, gettata sull’auto e con una sigaretta accesa per appiccare il fuoco.
Un quadro chiaro, nella sua drammaticità. Un caso chiuso come omicidio-suicidio, ma le indagini continuano, per tentare di ricostruire le ultime ore di vita di Donatella e Matteo.
Le prime risposte si cercano nellautopsia, disposta dal Pm Giorgia Villa. Il medico legale, Roberto Vaglio, dovrà capire quante coltellate sono state inferte alla commessa e quale è stata quella fatale, anche se, da un primo esame, sembra che sia stata quella alla gola a condannarla. E ancora, Donatella ha provato a difendersi? A salvarsi?
Ci sono poi i telefonini. Negli ultimi messaggi forse potrebbe nascondersi il movente. Aspetti utili solo ad avere un quadro più chiaro della tragedia che ha distrutto due famiglie e scosso una comunità. In una Novoli con le lacrime agli occhi, l’unico pensiero va ai due figli, ma anche al ragazzo – nato da una precedente relazione di Matteo – a cui Donatella era legatissima.