Anche Saulle Politi, il 46enne di Monteroni che guidava il secondo gruppo criminale smantellato nell’operazione «Labirinto», è rimasto in silenzio durante l’interrogatorio di Garanzia, così come aveva fatto Vincenzo Rizzo, l’altro capo-clan rimasto con la bocca cucita, davanti al Giudice.
Doveva essere ascoltato per rogatoria nella casa circondariale di Salerno, dove è stato accompagnato quando gli uomini in divisa lo hanno arrestato in un lussuoso hotel di lusso, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si trova in Campania perché era andato in vacanza sulla costiera amalfitana insieme alla famiglia.
Ha scelto la strada del silenzio anche Vincenzo Costa. Il 55enne di Matino, secondo l’accusa, aveva contatti continui con il sodalizio da cui acquistava la droga che poi spacciava con l’aiuto dei suoi ‘dipendenti’ e del collaboratore più fidato, Matteo Rossetto, finito ai domiciliari. Per Costa, invece, si sono spalancate le porte del Carcere per il suo curriculum criminale, come si legge nell’ordinanza a firma del Gip Antonia Martalò. A pesare, soprattutto una condanna del 18 giugno 2014 per evasione.
Hanno fatto scena muta anche i tre albanesi: Ervin Gerbaj 37enne, Marenglen Halka, 37enne e Marjus Halka, 34enne, tutti senza fissa dimora in Italia, che avevano il compito di occuparsi degli approvvigionamenti di cocaina, eroina e marijuana. Manca all’appello Besian Halka, al momento ricercato.
Ha risposto a lungo a domande giudice Martalò, invece, Davide Quintana che ha negato le accuse. Da sempre vicino al clan Padovano (smantellato in un’altra operazione), Quintana per poter continuare a gestire le attività lecite sul territorio di Gallipoli, si era avvicinato al gruppo di Rizzo, garantendosi la sua protezione mafiosa, in cambio del suo “impegno” nelle attività illecite.
La “protezione” sarebbe servita a Quintana per mediare gli interessi della criminalità organizzata nella spartizione dei profitti derivanti dall’interesse nel mercato ittico.
Il collegio difensivo
Gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi e altri reati aggravati dal metodo mafioso, sono assistiti: dagli avvocati Luigi Rella, Pantaleo Cannoletta, Umberto Leo, Giuseppe Presicce, Donata Perrone, Francesco Calabro, Massimo Bellini, Elvia Belmonte, Ladislao Massari, Alexia Pinto, Alessandro Costantini Dal Sant, Laura Minosi, Maria Greco, Stefano Pati, Giancarlo Dei Lazzaretti.