Operazione «Network»: arrestato l”™ultimo dei latitanti (VIDEO)


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Arrestato l’ultimo dei ricercati nell’ambito dell’operazione “Network”. Daniele De Matteis, 30enne leccese, latitante dal 26 febbraio scorso, è stato rintracciato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce  nel tardo pomeriggio di ieri.

Era l’ultimo sulla lista dei ricercati nell’ambito dell’operazione “Network”, l’indagine condotta dai  Carabinieri del R.O.S. congiuntamente con gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce. Controllo delle estorsionidroga e sodalizi mafiosi. Questo, il quadro che l’operazione aveva fatto emergere. Quarantatre, in tutto, gli indagati e diciannove le ordinanze di misura cautelare coercitiva eseguite.  Dopo l’arresto dei latitanti Alessandro Greco e Francesco Mungelli – rintracciati lo scorso 9 maggio all'interno di un Bed and Brekfast di Leverano – all’appello mancava solo Daniele De Matteis.

Il 30enne originario di Lecce, denominato “Panna e Fragola”- per via della passione nutrita verso le caramelle Alpenliebe al gusto panna e fragola-  già agli arresti domiciliari per reati collegati allo spaccio di droga, era ricercato dalle Forze dell’Ordine dallo scorso 26 febbraio, giorno della mancata esecuzione dell’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere. Quando i Carabinieri del R.o.s. arrivarono presso il suo domicilio per notificare l’arresto, infatti, De Matteis aveva già fatto perdere le sue tracce.

Ma la latitanza ha avuto vita “breve”. Nel tardo pomeriggio di ieri, De Matteis è stato rintracciato e arrestato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce. Il 30enne si trovava a Surbo, nei presso dei campetti di calcio, in compagnia di un amico, Rudy Lubelli, 24enne incensurato, arrestato insieme a De Matteis in flagranza di reato per favoreggiamento reale. Lubelli, avrebbe fornito a De Matteis gli strumenti necessari alla latitanza: dai soldi ai mezzi per muoversi. I due, al momento dell’arresto si trovavano in sella ad una moto di grossa cilindrata, condotta da Lubelli, in possesso, per altro, di circa 2.700 euro.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Lecce, che hanno dato luogo all’operazione “Network”, sono state espletate mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché con numerosi servizi di osservazione, controllo, perquisizione e sequestro. L’attività ha così consentito di acquisire elementi di prova in ordine all’attività della predetta organizzazione mafiosa e della parallela associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (in particolare dalla Spagna) sorta su impulso di Salvatore Rizzo, diretta da Andrea Leo e Alessandro Verardi (capi del Clan denominato “Vernel”).

Particolare significato probatorio hanno assunto poi l’acquisizione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Manna e Alessandro Verardi. Altresì, nel corso delle indagini svolte sul gruppo mafioso capeggiato all’esterno da Andrea Leo e Alessandro Verardi, sono emersi elementi che hanno consentito di accertare sul territorio della provincia di Lecce, l’operatività di altre organizzazioni di tipo mafioso riconducibili alla Scu.

In particolare, è stata accertata l’operatività del gruppo mafioso facente capo a Roberto Nisi, operante sul territorio della città di Lecce e dintorni.

Del gruppo mafioso facente capo a Pasquale Briganti inteso Maurizio, pure operante in prevalenza nella città di Lecce e del gruppo mafioso facente capo alla famiglia di Bruno De Matteis, ergastolano e fratello dell’arrestato, operante su Merine e paesi contermini. Le alleanze ed i contrasti tra i gruppi citati hanno caratterizzano di fatto la vita dell’organizzazione facente capo ad Andrea Leo e Alessandro Verardi che, con il patronato di Totò Rizzo, ha tentato sin dal 2010 di imporsi in maniera esclusiva sul territorio di appartenenza.

Di particolare rilevanza, in ordine a tale aspetto, si sono rivelate le acquisizioni investigative in ordine al controllo, da parte del gruppo facente capo ad Andrea Leo e a Alessandro Verardi, degli stabilimenti balneari insistenti sul litorale tra Torre Specchia e San Foca, con imposizione ai gestori degli stessi del pagamento del 25% sui ricavi e la gestione dei parcheggi delle zone circostanti, nonché con imposizione dei servizi di vigilanza ai lidi della marina di Vernole.

Nel dettaglio Alessandro Verardi, nell’approssimarsi dell’estate 2011, di ritorno dalla Spagna, dove aveva trascorso un periodo di latitanza (prima di essere catturato dalla Squadra Mobile di Lecce) e gestito il traffico degli stupefacenti da quel paese, aveva organizzato l’esecuzione di una serie di estorsioni ai gestori degli stabilimenti balneari e di altri esercizi pubblici (bar e gelaterie) della costa adriatica del Salento e, in particolare, nei confronti di coloro che operavano nelle marine di Vernole e di Melendugno.

Era quello il periodo in cui lo stesso Verardi aveva stretto accordi con il gruppo di Roberto Nisi, interessato allo stesso illecito settore.

Nel complesso, l’indagine ha evidenziato i rapporti di cooperazione esistenti tra i principali sodalizi mafiosi leccesi, funzionali al controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti, che si confermano i principali settori d’interesse illecito dei Clan mafiosi egemoni nell’ambito della Scu.

Nel corso del procedimento penale è stato accertato come Daniele De Matteis facesse parte di un gruppo mafioso operante sul territorio di Merine a cui appartengono anche suo fratello, Bruno, ed il figlio di questi, Mirko. In particolare è emerso come Totò Rizzo dal carcere di Taranto si accordò con Alessandro Verardi e Giuseppe Manna  e per il loro tramite con Andrea Leo, per la costituzione di un nuovo “locale” di mafia che avrebbe operato anche sul territorio di Merine e paesi viciniori e come lo stesso boss Rizzo avesse posto come condizione preliminare quella di trovare un accordo con Bruno De Matteis, già ergastolano, che consentisse al nuovo locale di non intaccare il predominio territoriale dei De Matteis su Merine e dintorni.

Particolarmente interessanti sono a tale proposito le dichiarazioni di Verardi che ha chiarito quanto scritto da Andrea Leo in una missiva inviatagli nell’aprile del 2012, in cui parlando di “panna e fragola” – Daniele De Matteis – diceva che questi gli aveva mandato a dire che il fratello Bruno (De Matteis) voleva il “pensiero” perchè su Merine e Lizzanello comandava lui. Andrea Leo, oppostosi a tale richiesta, nella lettera riferiva a Verardi che Bruno De Matteis, tramite il fratello Daniele, gli aveva mandato a dire che in caso di rifiuto di pagare “il punto”, avrebbero sparato ai suoi sodali.

A sua volta Andrea Leo aveva fatto sapere a De Matteis che loro, invece, avrebbero sparato anche ai loro nipoti