Operazione Network: 43 indagati per estorsione ai Lidi e traffico di droga

Nella prima mattinata due operazioni dei Ros e della Polizia di Stato che stanno eseguendo congiuntamente una serie di ordinanze di custodia cautelare in carcere. Si tratta delle inchieste ‘Terra d’Acaia’, ad opera dei Carabinieri e ‘Alta Marea’, da parte della Questura.

I dettagli dell'Operazione, soprannominata "Network", sono stati illustrati direttamente dal Procuratore Cataldo Motta durante una conferenza stampa. 

Carabinieri del R.O.S. e la Squadra Mobile della Questura di Lecce stanno congiuntamente eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 43 indagati, ritenuti appartenenti a vari gruppi mafiosi della frangia leccese della Sacra Corona Unita. L’Operazione “Network”, illustrata nei dettagli stamattina in una conferenza stampa tenuta dal Procuratore Cataldo Motta, scaturisce da due distinte attività d’indagine, riunite in un unico procedimento, vale a dire “Terre d’Acaya”, e “Alta Marea”. Gli inquirenti stanno dunque indagando su presunti capi clan e gregari della Scu che si sarebbero resi responsabili di attività estorsive nei confronti di stabilimenti balneari ricadenti della fascia adriatica, in particolare nelle zone di Melendugno, San Foca e Torre Specchia. Le intercettazioni telefoniche, hanno consentito di acquisire elementi di prova in ordine all’attività della predetta organizzazione mafiosa e della parallela associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Viene un po' considerata come la prosecuzione della simile operazione eseguita qualche giorno fa, dal titolo "Tam Tam".

Particolare significato probatorio hanno assunto poi l’acquisizione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Manna e Alessandro Verardi. Nel dettaglio, le stesse dichiarazioni rese da quest’ultimo hanno consentito ai militari del ROS, anche grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche e di acquisizioni di corrispondenza fra detenuti, ma in particolare di intercettazioni ambientali, di ricostruire l’evolversi dell’organigramma e delle attività poste in essere dal gruppo. Inoltre, nel corso delle indagini sono emersi elementi che hanno consentito di ipotizzare che sul territorio della provincia di Lecce l’operatività di altre organizzazioni di tipo mafioso riconducibili alla SCU.In particolare è stata considerata l’operatività del gruppo mafioso facente capo a Roberto Nisi, operante sul territorio della città di Lecce e dintorni; del gruppo mafioso facente capo a Pasquale Briganti inteso Maurizio, pure operante in prevalenza nella città di Lecce e del gruppo mafioso facente capo alla famiglia di Bruno De Matteis operante su Merine e paesi contermini.

Di particolare rilevanza, in ordine a tale ultimo aspetto, si sono rivelate le acquisizioni investigative in ordine al controllo, da parte del gruppo facente capo a Andrea Leo e a Alessandro Verardi, degli stabilimenti balneari insistenti sul litorale tra Torre Specchia e San Foca, con imposizione ai gestori degli stessi del pagamento del 25% sui ricavi e la gestione dei parcheggi delle zone circostanti, nonché con imposizione dei servizi di vigilanza ai lidi della marina di Vernole. Nel dettaglio Alessandro Verardi, nell’approssimarsi dell’estate 2011, di ritorno dalla Spagna – dove trascorse un periodo di latitanza (prima di essere catturato dalla Squadra Mobile di Lecce) e gestito il traffico degli stupefacenti da quel paese – organizzò l’esecuzione di una serie di estorsioni ai gestori degli stabilimenti balneari e di altri esercizi pubblici (bar e gelaterie) della costa adriatica del Salento e in particolare nei confronti di coloro che operavano nelle marine di Vernole e di Melendugno. Era quello il periodo in cui lo stesso Verardi strinse accordi con il gruppo di Roberto Nisi, interessato allo stesso illecito settore.

Nel complesso, l’indagine ha evidenziato i rapporti di cooperazione esistenti tra i principali sodalizi mafiosi leccesi, funzionali al controllo delle estorsioni e del traffico di stupefacenti (attività illecite riscontrate nelle indagini di Polizia e Carabinieri come c.d. “reati fine“ dell’associazione mafiosa), che si conferemerebbeo i principali settori d’interesse illecito dei Clan mafiosi egemoni nell’ambito della S.C.U. Più specificatamente i poliziotti della Squadra Mobile hanno eseguito diciannove ordinanze applicative di misura cautelare coercitiva nei confronti dei seguenti soggetti:  Egidio Buttazzo, di Cavallino; Maurizio Calogiuri di Lizzanello; Mauro Cucurachi di Merine di Lizzanello; Carmelo De Pascalis di Cavallino Anna Oriana Durante di Melendugno; Antonio Giordano di Cavallino; Gioele Greco di Lecce; Antonio Pantaleo Mazzeo di Caprarica di Lecce; Veronica Murrone di Castrì di Lecce; Francesco Pastore di Cavallino; Antonio Marco di Lecce; Giuseppe Potenza di Melendugno; Mirko Ricciato di Lizzanello; Luigi Santoro di Melendugno; Andrea Terrazzi di Calimera;  Eugenio Campa di Bagnolo del Salento; Rocco Campa di Giuggianello; Walter Marcellino Ricciuti di Calimera; Alessandro Schito di Lizzanello. Dopo le formalità di rito gli arrestati sono stati messi a disposizione dall’Autorità Giudiziaria procedente.



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