Colpo di scena nel processo a carico del 49enne di Collepasso accusato dell’omicidio del padre, morto carbonizzato nel bagno di casa.
Il sostituto procuratore Luigi Mastroniani, ha riferito nell’aula bunker di Borgo San Nicola, di avere riqualificato nuovamente il capo d’imputazione sulla scorta di ulteriori valutazioni, prima che si tenesse la discussione dinanzi ai giudici della Corte d’Assise (Presidente Pietro Baffa, giudice estensore Francesca Mariano e giudici popolari).
Vittorio Leo risponde, in base alla nuova modifica, del reato di omicidio volontario e non più di omicidio preterintenzionale.
Non solo, poiché nelle scorse ore, l’avvocato Francesca Conte ha rinunciato all’incarico di difensore ed è stato nominato l’avvocato Antonio Santoro del Foro di Taranto. Il nuovo legale ha chiesto un termine a difesa per potere esaminare gli atti del processo e la discussione è stata rinviata al 3 dicembre. In quella data, alla luce di quanto accaduto oggi in aula, l’imputato dovrebbe rendere nuove spontanee dichiarazioni (come fatto in una precedente udienza).
Ricordiamo che in una scorsa udienza, la Corte d’Assise ha rigettato l’istanza della difesa che chiedeva di concedere i domiciliari all’imputato per motivi di salute, sulla scorta della relazione presentata dal medico legale Roberto Vaglio.
La Corte ha comunque concesso a Vittorio Leo, la possibilità di ricorrere in caso di bisogno alle trasfusioni per curare la talassemia, anche in un centro medico fuori dal carcere, accompagnato dalle guardie penitenziarie. Il 49enne di Collepasso chiedeva di potere curare la talassemia major, con idonea terapia domiciliare, anche in considerazione dei rischi legati alla pandemia da coronavirus, nel caso di permanenza in carcere.
L’inchiesta
Vittorio Leo è finito inizialmente sotto processo, con l’accusa di omicidio preterintenzionale, al termine dell’udienza preliminare. Il gup Cinzia Vergine ha disposto il rinvio a giudizio, accogliendo l’istanza avanzata dal sostituto procuratore Luigi Mastroniani che, dopo l’avviso di conclusione delle indagini, aveva riqualificato l’accusa di omicidio volontario in preterintenzionale, sostenendo che l’agente immobiliare non aveva programmato l’omicidio e non aveva intenzione di uccidere il padre.
Ricordiamo che, nei mesi scorsi, dinanzi al gip Giovanni Gallo, si è svolto l’incidente probatorio e il consulente tecnico, lo psichiatra Domenico Suma, ha ritenuto Vittorio Leo in grado d’intendere e di volere quando il padre prese fuoco e morì carbonizzato poco dopo. Il gip nell’ordinanza ha inoltre sostenuto di non condividere la riqualificazione del reato da omicidio volontario in preterintenzionale, poiché Vittorio Leo avrebbe deliberatamente gettato dell’alcol addosso al padre, dando fuoco allo stesso, al fine di cagionarne la morte.
I fatti
Il 29 maggio del 2019, Antonio Leo, 89enne insegnante in pensione, venne trovato senza vita nella sua abitazione di Collepasso, dove viveva da solo. Il cadavere era in bagno, carbonizzato dalle fiamme. È stato il figlio a chiedere aiuto agli uomini in divisa. Il 49enne – titolare una agenzia immobiliare – viveva in un appartamento vicino a quello dell’anziano padre, nello stesso stabile.
Sospettato fin da subito di essere l’autore del gesto, Vittorio Leo è poi finito in manette e condotto in carcere dai carabinieri del Norm di Casarano, coadiuvati dai colleghi della stazione di Collepasso. Durante l’interrogatorio in caserma e dinanzi al pm, Vittorio Leo ha sostenuto che non era sua intenzione uccidere il padre e che non lo soccorse poiché paralizzato dalla paura. Anzi, si stese sul divano e poi si cucinò un piatto di pasta al ragù. Dopo pranzo, ripulì la cucina e lavò il pavimento.