Le "mani sulle città" nelle scottanti rivelazioni di un pentito di mafia, forniscono un importante contributo all'inchiesta denominata Eclissi, chiusasi nei giorni scorsi con ben 91 indagati. L'ex esponente della Scu, il 28enne leccese Gioele Greco, è divenuto collaboratore di giustizia già nell'aprile scorso. La sua decisione è stata sottolineata nella lettera indirizzata alla zia Emanuela Greco, mentre il resto della sua famiglia si è dissociata (nonostante ciò, nei giorni scorsi è stata incendiata l'auto della compagna del padre).
Adesso, le sue dichiarazioni sono state messe nero su bianco dagli inquirenti, davanti al sostituto procuratore antimafia Guglielmo Cataldi, nel corso di vari interrogatori tenuti a partire da aprile e fino al luglio di quest'anno dal carcere di Torino, dov'è attualmente detenuto.
Greco, anzitutto conferma la propria appartenenza alla Scu, affermando <sono formalmente affiliato all'organizzazione mafiosa denominata sacra corona unita con la dote di "tre quartini" a carico di Maurizio Briganti. In realtà avevo già tale dote ma a carico di Roberto Nisi >.
Egli ribadisce in molti passaggi, la lotta spietata tra le diverse fazioni per accaparrarsi determinati territori, dove poter "coltivare" i propri interessi criminali nell'ambito dello spaccio di droga e del racket delle estorsioni. Gioele Greco rimarca la propria vicinanza al gruppo facente capo a Cristian Pepe ( con il quale però successivamente ci furono dei motivi di contrasto) e la rivalità con quello di Andrea Leo <per imporre il pagamento del "punto" e l'estromissione dalle attività illecite nei comuni di Cavallino, Lizzanello e Merine>.
I contrasti per il controllo del territorio culminarono in un'aggressione armata nei suoi confronti, da parte di Ciro Vacca e suo figlio presso una stazione di servizio; inoltre, riferisce Greco, Davide Vadacca anch'egli affiliato a Nisi e inizialmente suo "sodale", fu gambizzato per aver osato contraddire un boss su questioni inerenti lo spaccio.Il neo-collaboratore di giustizia riferisce agli inquirenti che la sua attività di traffico e spaccio di stupefacenti avveniva in determinate piazze leccesi e nei Comuni di Surbo, Trepuzzi e Frigole.
Gioele Greco parla poi del grande affare delle estorsioni ai danni di gestori di lidi balneari della provincia dai quali richiedevano il 25% degli incassi, di rivenditori ambulanti di panini o addirittura di giostrai. Su quest'ultimo punto, egli afferma <Sono a conoscenza che in occasione delle festività dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato a Lecce, …estorcevano denaro ai proprietari delle giostre. In particolare percepivano 1000 euro a giostra più i biglietti gratuiti che venivano destinati in parte ai familiari dei detenuti>.
Il pentito leccese racconta anche dei suoi contatti ( prima del suo arresto avvenuto nel marzo 2013) con Cristian Pepe ed Ivan Firenze, detenuti nel carcere di Padova, con i quali egli riusciva a comunicare, sia attraverso internet che addirittura con il telefono cellulare.
Infine Greco riferisce della sua partecipazione all'attività di affissione dei manifesti elettorali. Egli spiega che <prevedeva che tutti i manifesti da affiggere venissero convogliati in un unico posti e che poi venissero equamente distribuiti ed affissi dai componenti del gruppo o da persone a loro riconducibili in modo che i proventi che si ricavavano da tali attività potessero essere equamente ripartiti nell'ambito della criminalità>.