Pioggia di proiettili contro auto con a bordo una donna incinta: restano in carcere due indagati


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Restano in carcere, due indagati della sparatoria contro l'auto di un presunto ladro con a bordo la moglie incinta e i due figlioletti di 3 e 5 anni. Il Tribunale del Riesame, presidente Silvio Piccinno, a latere Maria Paola Capano e Antonio Gatto ha rigettato l'istanza di scarcerazione, presentata dall'avvocato Antonio Savoia per Paolo Guadadiello, 28 anni ed Alessio Fortunato, 32 enne, entrambi di Squinzano. Il loro difensore sosteneva la tesi dell'inutilizzabilità  delle dichiarazioni rese dalle persone offese. Queste ultime, dovevano essere sentite come persone "indagate", quindi, con l'assistenza del proprio difensore. L'avvocato Savoia chiedeva perciò l'annullamento dell'ordinanza  di custodia cautelare in carcere del gip Cinzia Vergine.

Infatti, il 29 dicembre scorso, i Carabinieri della Compagnia di Campi Salentina emisero i suddetti provvedimenti, su richiesta del procuratore aggiunto Antonio De Donno e del Sostituto Procuratore  Maria Vallefuoco, a carico di quattro persone resesi responsabili di tentato omicidio aggravato e porto illegale di arma da fuoco. Tra di esse, oltre a Paolo Guadadiello ed  Alessio Fortunato, anche Mssimiliano Lasalvia e Danilo Ragione, entrambi  37enni di San Pietro Vernotico. I quattro indagati, vennero anche sentiti dal gip, nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. Guadadiello e Fortunato si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre Lasalvia e Ragione, difesi dall'avvocato Ladislao Massari, hanno risposto alle domande del giudice, anche se sul contenuto delle stesse vige il massimo riserbo.

I fatti per cui si è proceduto al provvedimento restrittivo risalgono alla notte tra il 13 e il 14 maggio 2014, quando, i quattro soggetti convocarono con una scusa, presso un bar di Squinzano, un pregiudicato originario di Manduria.
I protagonisti della vicenda (vi sarebbero anche altre tre persone) erano "infastiditi" per un furto, avvenuto il giorno prima, ai danni di un uomo molto vicino al gruppo: la sera del 13 maggio. Convinti che l'autore del reato sia Antonio Rizzello, lo convocano all'esterno del 'Bar Fashion' di Squinzano, ma non ottenendo alcuna confessione lo picchiano con pugni e calci. Rizzello era giunto all'appuntamento a bordo della sua auto, accompagnato dai suoi piccoli figli di 3 e 5 anni e da sua moglie incinta.Allora  la sua compagna E. B., una donna albanese, interviene alla guida della macchina, investendo uno degli aggressori.

Quindi, "passa" al compagno una pistola (che presto si rivelerà finta) e Rizzello, così, si lancia alla caccia dei suoi aguzzini: Guadadiello riesce a fuggire, mentre Fortunato si nasconde dietro il bancone del bar e gli viene anche puntata la pistola in faccia. Rizzello successivamente, sale a bordo della vettura e si dilegua. Dopo alcuni minuti il gruppo di aggressori decide che questi la doveva pagare e quattro di loro, alla guida di due differenti automobili si dirigono sulla strada che da Squinzano porta a Torchiarolo, luogo di residenza di Rizzello. Pochi minuti dopo egli passa proprio da quelle parti; ne nasce un inseguimento e iniziano a piovere proiettili: almeno quattro che, per fortuna non colpiscono i bambini che dormivano nella parte posteriore. Un proiettile, tuttavia, ferisce alla spalla E.B. A quel punto la fuga degli aggressori.
 
Rizzello non ha altra scelta se non quella di recarsi presso l'ospedale 'Perrino' di Brindisi. La donna viene operata d’urgenza, per non pregiudicare la gravidanza. Rizzello venne sottoposto ad un lungo interrogatorio da parte dei Carabinieri, dando però una versione dei fatti contraddittoria. Solo dopo alcune intercettazioni e analisi telefoniche, si riesce a ricostruire la dinamica dei fatti.