Presunto abuso d’ufficio: confermata in Appello, l’assoluzione per l’ex Rettore Laforgia


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Assoluzione con formula piena anche in secondo grado, per l’ex rettore dell’Università del Salento Domenico Laforgia. La Corte di Appello ( Presidente Vincenzo Scardia) ha ritenuto il 65enne di origini baresi, ma da tempo “trapiantato” a Lecce, attualmente Dirigente del Dipartimento di Sviluppo Economico della Regione Puglia, “non colpevole” del reato di abuso d’ufficio.
Nella mattinata odierna, il pubblico ministero Paola Guglielmi ha invocato nuovamente (come in primo grado) la condanna 2 anni di reclusione.

Ricordiamo che Il Gup Antonia Martalò, al termine del processo in abbreviato, nell’udienza del 16 aprile del 2016, ha assolto l’ingegnere Laforgia, “perché il fatto non sussiste”.

L’inchiesta prese avvio, dopo alcuni esposti inviati in Procura per segnalare delle irregolarità in relazione a due brevetti affidati ad una società, della quale avrebbe fatto parte lo stesso Rettore. Scattarono così le prime indagini, condotte dagli uomini della sezione di polizia giudiziaria. Successivamente, Domenico Laforgia venne rinviato a giudizio e scelse di essere processato con il rito abbreviato, per chiarire la vicenda delle due autorizzazioni rilasciate alla società “Laforgia Bruni &partner”, di cui l’ex rettore avrebbe fatto parte, fino a giugno di due anni fa con il 50 % delle quote.

Secondo la tesi dell’accusa, Laforgia si sarebbe dovuto astenere, anche per rispetto del “codice etico” dell’Università, al momento del voto nel Cda dell’Ateneo, anzitutto perché era il rettore (egli emise i due decreti che avviarono l’iter dei brevetti) e faceva parte del Consiglio di Amministrazione che autorizzò la “Laforgia Bruni & partner” (a cui apparteneva anche il figlio Maurizio), al deposito internazionale della domanda di brevetto. Nello specifico, sempre secondo l’accusa, le autorizzazioni riguardavano un primo progetto “Cella di graetzel con sistema di ricambio continuo del colorante organico e dell’elettrolita” inventato dallo stesso Domenico Laforgia; per farlo brevettare, l’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione (Arti) emise un pagamento di 7 mila e 450 euro; per il secondo, dal titolo “Sensore ottico per il monitoraggio delle caratteristiche del combustibile e del lubrificante in motori a combustione interna”, l’Arti liquidò altri 5.400 euro alla “Laforgia, Bruni & partner”, nonostante fossero stati valutati come “carenti di innovazione” dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.

La difesa dell’ex Rettore, rappresentata dagli avvocati Michele Laforgia e Viola Messa, ha invece sempre sostenuto, che non fu commesso alcun illecito. Egli non faceva più parte della società ormai da tempo e non favorì nessuno a lui vicino.