Processo alla ‘Banda della 166’: tre condanne a 20 anni di reclusione e cinque assoluzioni


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Si conclude con tre condanne e cinque assoluzioni, il secondo atto del processo sulla "Banda della 166". La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale (Presidente Pasquale Sansonetti, a latere Marcello Rizzo ed Annalisa De Benedictis) che hanno inflitto la pena di: 7 anni e 9 mesi nei confronti di Francesco Liuzzi, brindisino, 47enne; 6 anni e 8 mesi per Angelo Balestra, 47enne di Brindisi; 5 anni per Alessandro Levante, 40enne di Trepuzzi.
 

Invece, il collegio giudicante ha assolto: Luciano Balestra, detto "Pierino", 46enne di Brindisi; Domenico Centocelle, 64enne di Galatone; Giuseppe Casilli, detto "Pino", 49enne di Cellino San Marco e un altro imputato nel frattempo deceduto.
 
Sempre per questi quattro e nei confronti di Leonardo Costa, 49enne di Corigliano d'Otranto, i giudici hanno dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato. Gli imputati sono assistiti tra gli altri, dall'avvocato Francesco Fasano, Ladislao Massari e Antonio Delli Atti.
 
Invece, il processo di primo grado per gli imputati giudicati in abbreviato, si è concluso con sette condanne (alcune ridimensionate in Appello) e cinque assoluzioni. Le accuse formulate per tutti gli imputati dei due processi, erano in diversa misura ed a vario titolo: associazione per delinquere finalizzata alla rapina, al furto, alla ricettazione, ma anche al riciclaggio di autoveicoli; reati contro il patrimonio, ricettazione e concorso in riciclaggio di autovetture.
 
 
L'operazione ribattezzata "Challenge", fu eseguita nel novembre del 2008 e condotta dagli uomini della squadra mobile di Lecce. Il nome " sfida" fu scelto evocando gli inseguimenti ad alta velocità, tra il leccese ed il brindisino, ingaggiati dai malviventi con le forze dell'ordine. Vennero eseguiti dodici arresti su richiesta del pm Francesca Miglietta e attraverso ordinanza firmata dal gip Maurizio Saso. Diversi esponenti del gruppo furono protagonisti di furti e "spaccate" tra il 2007 ed il 2008. Venivano presi di mira, distributori di carburanti, negozi, rivendite di tabacchi, abitazioni private
 
L'inchiesta permise di individuare i luoghi dove venivano nascoste le auto rubate per i raid notturni. l'Alfa 166 (da cui prese il nome la banda) fu ritrovata nelle campagne di San Vito dei Normanni, nel brindisino.