Il tribunale conferma il divieto di dimora per i due ex sindaci di Otranto Pierpaolo e Luciano Cariddi, finiti sotto processo dopo l’inchiesta “Hydruntiade” su un presunto sistema di favori, per ottenere voti.
La sezione feriale del tribunale di Lecce (presidente Pietro Baffa, a latere Luca Scuzzarella e Marco Marangio Mauro), ha respinto la richiesta di revoca della misura. Sull’istanza della difesa, i pm Elsa Valeria Mignone e Giorgia Villa avevano già espresso parere contrario.
Il collegio giudicante ritiene che “i fratelli Cariddi abbiano negli anni consolidato una trama di rapporti con la comunità idruntina che ha loro consentito, oltre ad un lato consenso elettorale e a rivestire cariche politiche epigonali, tra cui vicendevolmente, quella di sindaco, anche l’agevole perpetrazione di plurime condotte di reato, attualmente sottoposte al giudizio del tribunale”.
Il collegio difensivo
Pierpaolo Cariddi è assistito dagli avvocati Gianluca D’Oria e Alessandro Dello Russo. Invece, Luciano Cariddi è difeso dagli avvocati Viola Messa e Michele Laforgia.
Va detto, che nell’aprile scorso, il Riesame aveva rigettato l’Appello della difesa che chiedeva per i Cariddi l’autorizzazione a recarsi presso gli studi professionali di Otranto, in alcune fasce orarie.
I legali avevano impugnato il provvedimento del gup Alessandra Sermarini.
L’inchiesta
Nel settembre scorso erano stati eseguiti 10 arresti. Durante le indagini sarebbe emerso un “Sistema Cariddi” per il rilascio di autorizzazioni attraverso concessioni comunali artefatte, in cambio del sostegno elettorale da parte di imprenditori.
I due Cariddi rispondono delle accuse di associazione a delinquere, corruzione, tentata concussione, falso.
Intanto, è fissato per il 6 dicembre l’inizio del processo con 60 imputati, tra cui, oltre ai due ex sindaci, compaiono anche ex dirigenti comunali ed alcuni imprenditori.