Chiusa l’inchiesta sul decesso di una 16enne salentina, trovata impiccata ad una grata, utilizzando una cintura, all’interno di comunità terapeutica della Bat.
La Procura di Trani contesta ai quattro indagati l’accusa di cooperazione in omicidio colposo.
Si tratta del responsabile della struttura, di un’infermiera, di un operatore socio-sanitario e di un educatore professionale. Gli indagati hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o per produrre memorie difensive.
Le indagini hanno preso il via dalla denuncia presentata dai genitori della 16enne, attraverso l’avvocato Massimo Bellini.
La tragedia si è verificata il 19 giugno del 2019, avvenuta intorno alle 15:00, quando la 16enne fu trovata impiccata ad una grata, utilizzando una cintura, all’interno della suddetta comunità terapeutica, dov’era ricoverata da poco per delle problematiche legate alla depressione.
Secondo l’accusa, gli indagati, nonostante i ripetuti gesti autolesionistici della giovane paziente, non avrebbero vigilato adeguatamente. Nello specifico, dopo che la ragazza aveva tentato di scappare in occasione di una uscita programmata, nessuno di essi le avrebbe ritirato la cintura prima consegnata alla ragazza in vista della sua uscita.
Inoltre, le avrebbero permesso di ritirarsi in camera sua da sola, quindi senza la presenza di alcun operatore.
L’altra inchiesta
Intanto, due ragazzi leccesi hanno ottenuto la messa alla prova dinanzi al gup del Tribunale dei Minorenni di Lecce.
I due ragazzi (ora maggiorenni) finirono sotto inchiesta dopo la diffusione di un video che ritraeva una 16enne ubriaca, durante un rapporto sessuale con loro. Si tratta della stessa ragazza che, tempo dopo, si è tolta la vita, impiccandosi, nella comunità
Rispondono di violenza sessuale di gruppo aggravata e pedopornografia.
Secondo la Procura, nel marzo del 2017, i due (rispettivamente, fidanzato ed amico della giovane) avrebbero approfittato del suo stato di ubriachezza, per costringerla a fare sesso con loro. Inoltre, uno dei due filmava i rapporti sessuali, realizzando un video che veniva diffuso tra altri ragazzi.
I due imputati sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Milli e Stefano De Francesco.