Rapinarono la gioielleria del Centrum, arriva la condanna a 13 anni per i due imputati


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Rapinarono la gioielleria Prisma del "Centrum" e il giudice condanna a complessivi 13 anni di carcere i due imputati.
 
La sentenza è stata emessa dal gup Antonia Martalò al termine del processo con il rito abbreviato. Sono stati inflitti, nello specifico, 8 anni a Roland Karaj,  23enne di origini albanesi (senza l'applicazione della recidiva infraquinquennale) e 5 anni al 21enne Antonio Gabellone di Brindisi. Questi rispondono dei reati continuati "in concorso" di rapina a mano armata, detenzione illegale e ricettazione di arma da fuoco. Il rapinatore albanese, invece, deve difendersi anche dalle accuse di resistenza a pubblico ufficiale e violazione di domicilio.
 
In precedenza, il pubblico ministero d'udienza Giovanni Gagliotta (titolare dell'inchiesta la dr.ssa Roberta Licci) ha invocato 14 anni per Karaj e 9 anni e 4 mesi per Gabellone.  I legali dei due imputati, gli avvocati Simone Viva e Francesco Cascione hanno chiesto la riqualificazione del reato in tentata rapina e di applicare il principio di proporzionalità della pena, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale.
 
Ricordiamo che i due malviventi, il 18 settembre scorso, si sono presentati all’interno della gioielleria Prisma del "Centrum", intorno alle 11.30, armati di pistola. Noncuranti dei presenti terrorizzati, si sono fatti consegnare il denaro contenuto all’interno della cassa e alcuni gioielli.  Non contenti, prima di fuggire hanno sfasciato le vetrine per arraffare quanti più preziosi possibile. Bottino in mano, circa 150mila euro, si sono diretti verso l’uscita, pensando che fosse filato tutto liscio. Ad attenderli, però, non hanno trovato il terzo complice che probabilmente intuito l’andazzo se l’è data subito a gambe levate (come ipotizzano gli inquirenti), ma gli uomini della Squadra Mobile di Lecce, a cui si sono successivamente aggiunti i carabinieri del Norm.
 
Gabellone nella fuga si toglie il giubbotto per dimostrare di essere armato. Impugna la Beretta 7,65, una ‘pistola da borsetta’, ma offensiva quanto basta. A quel punto, i poliziotti decidono di sparare un colpo in aria a scopo intimidatorio e ci riescono.
 
L’attimo di esitazione gli ha fatto perdere terreno e intuendo di non avere scampo, ha gettato l’arma a terra, un attimo prima di essere bloccato a pochi passi dal distributore di carburanti.
 
Karaj resiste qualche minuto in più e dopo aver saltato il muro di cinta di un condominio in via Alcide De Gasperi e dopo avere puntato a braccia tese la pistola all'indirizzo di un poliziotto, si intrufola all’interno di uno studio dentistico al secondo piano. Prova a farsi aprire un’altra porta, ma una dr.ssa sotto shock, non asseconda le sue richieste così sale fino terrazzo: i tetti sono la sua ultima chance, ma trova la porta chiusa a chiave. In un ultimo disperato tentativo di sfuggire ai poliziotti che gli intimavano di arrendersi, spara contro la serratura e punta nuovamente la pistola contro gli agenti. Tre colpi uditi chiaramente nel vicinato. Non ce la fa, e si arrende ormai circondato svuotando l’arma dai proiettili rimasti e alzando le mani. 
 
C’è da dire un altro particolare: a contribuire allarresto sono stati alcuni testimoni che hanno descritto i rapinatori. Tra di essi, anche una cliente del Centrum ed un giovane residente della zona.