Morì in ospedale per la perforazione dell’intestino durante un intervento? Tre medici a processo


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Avrebbero provocato la perforazione dell’intestino di una paziente, deceduta quattro giorni dopo l’intervento chirurgico.

Il gup Giovanni Gallo, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio due medici del “Vito Fazzi”. Si tratta di: A.G.F., 68enne originario di Sanarica e P.C. 63 anni di Lecce. Dovranno presentarsi il 5 gennaio prossimo dinanzi al giudice monocratico Francesca Mariano, per la prima udienza del processo.

Un altro medico, M.C. 62 anni originario di Bari, ha invece chiesto ed ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato.

I tre imputati rispondono dell’ipotesi di reato di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Sono difesi dai legali: Luigi Corvaglia, Ester Nemola, Luigi Covella, Annaluigia Cretì che avranno modo di dimostrare l’innocenza dei propri assistiti nel corso del dibattimento.

Invece, i parenti della vittima, una 50enne di Galatina, si sono costituti parte civile con l’avvocato Francesco Galluccio Mezio.

Le accuse

Secondo il pm Massimiliano Carducci, il 19 aprile del 2016, i medici A.G.F. e P.C. del “Vito Fazzi” nel corso di un intervento di laparoscopia al rene, avrebbero provocato la “perforazione intestinale colica sinistra”. In particolare, senza prendere le dovute precauzioni per limitare le lesioni.

Invece, nel successivo decorso post-operatorio, tra il 22 ed il 23 aprile, il medico di turno M.C. non avrebbe preso in considerazione l’evenienza di una possibile complicanza della precedente perforazione intestinale. Il pm sostiene che il “camice bianco” si sarebbe limitato ad una terapia analgesica e non avrebbe effettuato in tempo la TAC all’addome (prima dello shock settico che portò al decesso della paziente). Inoltre, il medico avrebbe dovuto effettuare una “laparotomia esplorativa” che avrebbe consentito di evidenziare la lesione intestinale.