Ennesimo rinvio del processo nei confronti degli esponenti della società Tap, ma poi cambia il giudice e viene anticipata la prossima data. Nella mattinata di oggi, si è tenuta un’altra udienza, a due anni di distanza dalla prima, conclusasi con il rinvio al primo febbraio, senza la sospensione dei termini di prescrizione. A celebrare il processo c’era il giudice monocratico Pietro Errede, che dalla sezione commerciale e fallimentare era stato applicato alla seconda sezione del tribunale penale di Lecce, ma che verrà trasferito a quello di Bologna, dopo la decisione adottata dal plenum del Csm. Si tratta del magistrato indagato nell’inchiesta della Procura di Potenza che vede iscritti nel registro degli indagati anche quattro avvocati, tre commercialisti ed una cancelliera, con la accuse, a vario titolo, di corruzione e turbativa d’asta.
Ed infatti, sempre nella mattinata di oggi, è stata sollevata la questione della sua possibile incompatibilità nel processo Tap. Presumibilmente dovuta al fatto che l’avvocato Michele Laforgia, che fa parte del collegio difensivo, ha avuto la nomina da Errede nell’inchiesta della Procura di Potenza. Il giudice non si è astenuto dalla celebrazione del processo. Ed i difensori delle parti civili hanno espresso la loro indignazione sull’ennesimo rinvio. Anche il pm Alessandro Prontera ha chiesto in aula di fissare un’altra data in tempi brevi.
E nel pomeriggio si è verificato il colpo di scena. Il presidente delle sezioni penali Pietro Baffa ha mandato a tutte le parti interessate, l’avviso di anticipazione dell’udienza al 10 novembre. Non solo, poiché il processo è stato assegnato in via definitiva alla giudice Maria Francesca Mariano che proseguirà nella celebrazione delle udienze da lei già calendarizzate.
Secondo la Procura, le opere per la realizzazione del gasdotto sarebbero state realizzate senza seguire le indicazioni della Valutazione di Impatto Ambientale e “su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico”. Insomma, su zone agricole dichiarate di “notevole interesse pubblico”. I lavori, inoltre, si sarebbero svolti in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie.
Non solo, poiché si fa riferimento anche all’espianto degli ulivi in località «Le Paesane» (gli alberi secondo la Procura sono stati “spostati” in un periodo diverso da quello autorizzato) e all’inquinamento della falda acquifera a pochi passi dal cantiere, causa una mancata o incompleta impermeabilizzazione.
Le accuse contestate a vario titolo sono quelle di deturpamento di bellezze naturali, danneggiamento, violazione del testo unico in materia edilizia, inquinamento idrico.
Gli imputati
Sul banco degli imputati compaiono, tra gli altri, i vertici di Tap e i manager della Saipem, la società appaltatrice per i lavori di costruzione del micro tunnel.
I difensori
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati: Paola Severino (ex Ministro della Giustizia), Francesco Paolo Sisto, Roberto Eustachio Sisto, Angelo Nanni, Andrea Sambati, Luigi Covella, Federico Massa, Anna Luigia Cretì, Gianluigi Manelli, Michele Laforgia e Valentina Quarta.
Ricordiamo che tra le parti civili compaiono: il Comune di Lecce, rappresentato dal Sindaco Carlo Salvemini, assistito dall’avvocato Renata Minafra; il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano; i sindaci di Melendugno, Lizzanello, Corigliano d’Otranto, Vernole, Martano, Castri di Lecce, Calimera. E ancora, l’Associazione Onlus Tumulti; le associazioni Codacons e Italia Nostra; Andrea Fasiello per il Lido San Basilio. Sono assistiti dagli avvocati: Francesco Calabro, Giuseppe Milli, Luigi e Roberto Rella, Giulio De Simone, Francesco Palmieri, Ladislao Massari, Francesca Conte, Valentina Mele, Oronzo Calzolaro, Carlo Barone, Piero Mongelli, Mario Tagliaferro, Francesco Zizzari del Foro di Bari.